I grilli dalla testa alla tavola



    Ci sono quelli che si prendono la vita in odio e la briga di protestare con una veemenza sospetta contro l'introduzione dei grilli nella nostra alimentazione.

Vale la pena dare per scontato ciò che dicevano "gli antichi": 

«Mancia a gustu to' e bbesti a ggustu d'atri».

Solo questa premessa basterebbe a smontare la pretesa di decidere cosa devono mangiare gli altri o tutti.

Si sa che l'uomo è per fortuna onnivoro e può mangiare dal "sangunazzu", amato anche in Scozia, al formaggio con i vermi sardo. I vicentini sono più famosi per i gatti che per altro. I Cinesi anche per la prelibatezza dei loro cani. Gli indiani rimangono orripilati all'idea di mangiare un vitellino, come noi con i grilli senza il sacrilegio. 

In Messico si mangia l'Huitlacoche, un fungo parassita del mais; in Irlanda amano lo squalo putrefatto o Hákarl; i ragni fritti sono una prelibatezza della Cambogia. Possiamo dimenticare i biscotti con le vespe del Giappone o i bruchi Mopane dell'Africa o la zuppa di pipistrello Di Palau, Indonesia?

I grilli vengono citati spesso in questi giorni di protesta del mondo agricolo meridionale. Dando l'impressione che le due problematiche siano in qualche modo legate, mentre, al contrario, nulla hanno a che vedere l'una con l'altra. I grilli non si coltivano in terra.

Questa non è una polemica semplicemente "gastronomica", che non giustificherebbe un tale furore. 

È, soprattutto, una diatriba politica, un dualismo politico-esistenziale in ognuno di noi, individualmente, e nell'umanità. 

L'eterna lotta tra chi vuole alzare muri, proibire, punire, reprimere, rigettare e chi invece vuole costruire ponti, rendere possibile, educare ed accogliere. Tra chi si batte per i diritti civili e chi vuole comprimerli. Nel passato tra chi voleva con il divorzio consentire alle persone che avevano incontrato la persona sbagliata di rifarsi una vita e riavere la propria libertà e chi voleva impedirglielo. 

Io capisco e ammiro i cattolici che, per coerenza, non si sognerebbe mai di divorziare, perché le loro convinzioni glielo impediscono, o di abortire, dato che per loro è peccato mortale. 

Altro discorso è imporre le proprie convinzioni a chi non le condivide. Chiunque ha il diritto di non abortire o non divorziare. A loro, però, non basta godere di questa possibilità di scegliere, vogliono impedirla agli altri. Se la loro religione glielo vieta, anche a me, che seguo altri principi deve essere proibito. Perché la verità è una, la loro, per tutti.

L'eterna lotta tra la Destra e la Sinistra. 

I destri sono così: gaudenti e vietaroli.

Non volete mangiare grilli? Pensate che qualcuno vi costringerà a mangiarli? Nessuno ci vieterà di mangiar le nostre bistecche al sangue e le tenere coscette di rana o i gamberi che sono, come i grilli, croccanti fuori e morbidi dentro.

Mi ricordano quelli che odiano il festival di Sanremo e, invece di scegliere silenziosamente  ed efficacemente di non guardarlo, sentono il bisogno irreprimibile di gridarlo al mondo                          e di prendersela con quelli a cui piace.

Non vi piace Sanremo? Non guardatelo. 

Se vorrete potrete non mangiare i grilli. Siete increduli? 

Io ho voluto rassicurarvi.


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