La bestemmia sfila in corteo a Castelvetrano.
Persino
un Principe ci siamo andati a cercare nel nostro passato da commemorare e
onorare, giusto come si fa con i Principi. Ché tutti sappiamo quanto fossero
felici i sudditi ai tempi dei principi: una vera e propria età dell'oro.
Com'era bella la vita al tempo del Principe!!! Fa sicuramente “fiaba”.
Carlo d'Aragona, principe di Castelvetrano. "Magnus siculus" |
Com'è
stato buono il Principe a dotare casa sua (Castelvetrano) di chiese e piazze e
monasteri. Il principe è legato a Castelvetrano perché lì è nato e lì è stato
sepolto. Tutto qua. Per il resto durante la sua vita a Castelvetrano è venuto
solo occasionalmente, di passaggio.
Era,
comprensibilmente, in altre faccende affaccendato. Possedeva tanti di quei
titoli e cariche che il suo biglietto da visita era in realtà un libriccino.
Era,
Carlo D'Aragona, sostanzialmente, al servizio della corona Spagnola, quella che
ci soggiogava e usava come avamposto nella loro guerra ai Turchi e come galline
da spennare, con le esose tasse imposte dai loro esattori, i viceré, per pagare
le spese militari. La sua principale preoccupazione e occupazione era quella di
affinare e rafforzare le difese della Sicilia contro i Turchi, sempre a spese
dei siciliani poveri. Gli Spagnoli brucavano in Sicilia, mangiavano a Napoli e
divoravano a Milano.
Magnus traitor, quindi.
Magnus traitor, quindi.
È stato Magnus: con il lavoro e i soldi degli
schiavi-sudditi (per tutte queste belle opere si tassavano sempre i cittadini,
ma non la nobiltà, naturalmente) costruiva chiese e monasteri (la Chiesa gli
serviva per tenere buoni i sudditi) e acquedotti. Come dire che chi ha
costruito le Piramidi non sono stati gli schiavi usati a migliaia e decina di
migliaia, che le hanno materialmente erette, bensì il Faraone che da una
finestra con panorama si godeva lo spettacolo. Sudditi siamo e sudditi rimarremo.
Ci piace sempre leccarlo ai potenti, anche se sono solo personaggi storici,
ormai.
http://www.corteosantaritacastelvetrano.it/ |
Addirittura gli dedichiamo un "corteo
storico" sotto forma di "rappresentazione sacra" per onorarlo
come si fa con i santi. E, infatti, sciaguratamente mescolando sacro e profano, il corteo è, sì, di Santa Rita da
Cascia, ma è anche - in inglese si dice "piscari du' aceddi cu 'nna petra" - "l'occasione" (sic) per la sfilata della nobiltà
parassita del Principe di un secolo dopo, con sbandieratori e
"musici" in costumi che gli organizzatori definiscono "quattro-cinquecenteschi"
(immaginate un corteo in costumi otto-novecenteschi, in cui ai “jeans e
magliette” si mescolano abiti rococò-vittoriani), forse per non fare torto ai
due celebrati, una del 15° e l'altro del 16° secolo, che si conclude con
l'incoronazione di Carlo d'Aragona.
Queste
le parole che usano gli organizzatori per spiegare la blasfemia del Corteo di
Santa Rita che s'avvilisce clamorosamente, “sfarzosamente” e
incomprensibilmente nella parata di costumi della nobiltà parassita del
Principe:
"Il
Corteo (di Santa Rita) è anche l’occasione per rievocare il passato di
Castelvetrano, attraverso la presenza di figuranti in costume rappresentati
l’aristocrazia locale, guidati dal principe Carlo d’Aragona e Tagliavia con la
consorte principessa Margherita Ventimiglia, e la deputazione civica, guidata
quest'ultima dal Capitano del Popolo con l’antica mazza giuratoria d’argento,
che viene esibita in pubblico soltanto in questa occasione." (L'errore di
'battitura” non è mio: "rappresentanti" immagino volessero scrivere).
Un nesso culturalmente molto
profondo come chiunque può vedere.
Questo
è l'occhiello che sintetizza l'evento:
“Sbandieratori,
tamburi aragonesi, musici medievali e centinaia di figuranti in costume alla
corte di Carlo D'Aragona e Tagliavia primo principe di Castelvetrano.”
Nessun
accenno al sacro o a Santa Rita! Forse attirerebbe di meno?
Questo
è, invece, il preambolo pomposo e vacuo che fanno sul sito ufficiale nella
presentazione del Corteo di Santa Rita (che ci perdoni da lassù!):
“Il
sontuoso corteo storico racchiude nel suo seno le nuove coordinate della
religiosità globale, e quelle della più profonda tradizione spagnola e
aragonese con la Rievocazione storica dell’Investitura di Carlo d’Aragona e
Tagliavia a primo principe della Città.”
Corteo di Santa Rita a Castellammare del Golfo |
Concetti
troppo alti per uno terra terra come me. Il linguaggio tanto ricercato e pomposo quanto vuoto,
poi, s'addice più a un Principe che a un sempliciotto come me o la povera
Santa.
Mi
rimane la curiosità di sapere cosa sono queste “nuove coordinate della
religiosità globale” che intimamente si intrecciano con “quelle della più profonda
tradizione spagnola...”.
“Un
popolo di devozione strutturato secondo un cerimoniale sfarzoso, che rivela
tuttavia la sua interiorità in isole accese da tableaux vivant, e la sua
imponenza nell'attraversamento della Città intera nel segno della Rosa Ritiana
e del Magnus Siculus.” (Anche qui il francese non è mio: "vivants" suppongo volessero scrivere)
Insomma
tutto un clamore di “sontuosità” “sfarzosità” e “imponenza” giusto com'è consono a una santa che visse nella semplicità e nella preghiera e
fece dell'umiltà un abito per la sua vita. No?
Un
Principe tirato su a forza dal pozzo del dimenticatoio di un periodo lontano,
e, nell'eccitazione per un così nobile passato, si è pensato bene, in sinergia
con la politica, di imporre dall'alto un nome mai sentito dal popolo, di
dedicargli una festa in pompa magna con la scusa della Santa Rita, e di
dedicargli una piazza, col risultato che quasi nessuno ne sa il nome. Sono così
ignorante che mi chiedo quale sia il legame tra una santa e un principe,
vissuti, peraltro, in epoche diverse e in luoghi differenti. Ma tant'è. Così è se vi pare. Tutto
questo è detto senza voler mancare di rispetto alle persone volenterose e brave
che lavorano per la riuscita della manifestazione che, pare, mieta successi.
Almeno a Marsala fanno la "via
crucis" che è dedicata a un principe speciale: Gesù, principe dello spirito.
P.S.:
“Considerate le molteplici sensibilità e culture, mi scuso con chi non ha
trovato una perfetta corrispondenza con il suo punto di vista. Chi scrive di
storia, dal grande studioso all'occasionale dilettante come sono io, ha il suo
punto di vista, limitato nel mio caso, ma sicuramente in buona fede.”
Così
si esprime nel poscritto della sua prefazione a "Storia di un comune
italiano: Castelvetrano" il valente studioso Salvatore Sanfilippo. Prendo in prestito le sue parole, e approfitto per consigliarvi di leggere la sua storia di Castelvetrano.
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L'umiltà non tira... Certo metterli assieme: come dice Albanese "ci vogliono carrittati di pilu" (sullo stomaco). E a Castelvetrano le persone cu lu pilu non mancano.. Come anche i galantuomini, per fortuna, ma la proporzione è sconfortante..la manifestazione è arrivata alla xv edizione (inimitabile)!! far sfilare la Nobiltà Castelvetranese.. Mica c'è solo MMD a Castelvetrano. Cosa mi sono perso...
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