Quelli che ... "Ma la vogliamo finire con questi inglesismi? "
Un mio amico che nutre, per ragioni in parte storiche e in parte incomprensibili, una specie di "odio" contro tutto ciò che sa di inglese. Considera Albione "perfida", neanche fosse un francese. Su questo filo conduttore inserisce anche il suo disprezzo per gli anglicismi nella lingua Italiana:
«Un cretino alla televisione và ripetendo tante volte bordellain (scritto come ascolto) senza che si può capire cosa vuole dire. Ma la vogliamo finire con questi inglesismi?
Ma finiamola una volta per tutte. Utilizzare inglesismi dimostra ignoranza non conoscenza, magari poi non sanno tenere un discorso completo in inglese .»
Non
è così semplice come il tuo viscerale e ingiustificato anti-anglismo
farebbe pensare.
Primo, sbraitare contro i cambiamenti della lingua o
l'uso e l'abuso di anglicismi e esterofilismi è come gridare al vento.
Non ci sono grammatici, studiosi, italianisti puristi, linguisti o
moralizzatori che possano fermare la naturale evoluzione della lingua,
che è determinata solo da quelli che la usano, mai dai grammatici! Dio
ci liberi da quegli studiosi che, presi da senso di onnipotenza, pensano
di potere anche giudicare la lingua invece che , semplicemente e
soltanto, osservarla e descriverla!.
Secondo, borderline non è un
inglesismo, è un termine tecnico, specialistico che si usa in italiano
da decenni così com'è e indica un tipo di disturbo della personalità.
Quindi, sebbene tu abbia in parte ragione a meravigliarti dell'abuso di
anglicismi nella nostra lingua, non è la tua ignoranza della lingua
inglese che ti impedisce di capire il significato di borderline,
piuttosto la tua ignoranza dell'italiano: uno non è obbligato a
conoscere tutti i termini del lessico specialistico psichiatrico ma
informarsi può! Borderline puoi trovarlo su qualsiasi dizionario
italiano! E te ne preclude la comprensione la tua ignoranza,
comprensibile, della psichiatria.
Magari,
conosci benissimo termini come bus, smartphone, app, budget,
sponsorizzare da sponsor, manager, bar e barista, cybernauta, full time e
part time, team, fiction, reality show, top model, mouse, computer,
streaming, check-in, sport (diporto in italiano) ma non digerisci le
parole straniere che non capisci, plausibilmente.
La
convergenza internazionale sull'uso di una lingua unica, in questo caso
l'inglese, che tutti possano capire, è un'antica necessità degli uomini
che tendono a intensi e facili scambi culturali. Da questa esigenza
nacque l'idea dell'Esperanto, che è sempre rimasta un'idea, appunto. Nel
mondo reale le lingue più parlate negli scambi commerciali e culturali
sono quelle dei Paesi dominanti, più ricchi. Il Cinese conquista sempre
più spazio. Finora è stato, e per un po' sarà, l'inglese anglo-americano.
Poi, perché ti scagli contro gli inglesismi e non contro i francesismi
che, pure, sono abbondanti in italiano?
In
campo scientifico poi la necessità di un'unica denominazione per ogni
singolo fenomeno è ancora più sentita. Sarebbe il caos se gli
esperimenti e gli studi scientifici dovessero essere pubblicati in
mille lingue, con la necessità di tradurli ognuno in mille altre lingue
(1000x1000). Invece tu sai che gli scienziati e gli studiosi italiani e
di tutto il mondo pubblicano i loro studi e ricerche in Inglese. Molto
più comodo e facile, non ti pare? E questa è una delle ragioni per cui
ti ritrovi "borderline" anche in Italiano.
La difesa della propria
identità culturale o linguistica, che è la stessa cosa, non passa per
un'acritica difesa purista dello status quo linguistico. La lingua è
evoluzione. E, sebbene i puristi fanatici siano sempre esistiti, niente
hanno mai potuto fare, fortunatamente, per impedire che si arrivasse all'italiano di
oggi. Ci furono quelli che si scagliavano contro il Latino volgare,
quelli contro i termini imprestati dal greco perché intaccavano la
purezza del Latino, sempre quelli contro l'involgarimento e la decadenza
della lingua. Ne nascono ad ogni generazione. La cosa curiosa è che
ogni generazione di puristi difende una lingua che i moralisti della
generazione precedente avevano considerato decadente. Missionari della
difesa dello status quo linguistico si ritrovano ad ogni generazione
smentiti dai cambiamenti della lingua ormai accettata e difendono in
realtà il cambiamento avvenuto, quindi una celebrazione
involontaria dello stesso cambiamento contro le loro intenzioni. Questo si può dire in generale dei conservatori, anche in politica. Solo i nostalgici fascisti vogliono proprio "tornare indietro"!!
E
meno male che i puristi non hanno mai vinto le loro battaglie
conservatrici perché dal Greco, dal Latino, dall'arabo (specie il
siciliano), dal francese, dall'inglese abbiamo sempre ricevuto
contributi culturali importanti. E siamo qui, oggi, a lamentarci di
borderline. Meno male che non ci siamo fermati al Latino di Cicerone.
Che
ci posso fare? In fatto di lingua, di cibo, di cultura in genere, le
battaglie conservatrici mi sembrano una bestemmia al pari delle
salviniane guerre del Prima i padani, prima gli italiani, prima gli
europei. Prima ... sticazzi!
Mussolini
costringeva a tradurre qualsiasi termine straniero, anche i nomi
propri. Così Louis Armstrong diventava Luigi Fortebraccio, Renato Rascel
divenne per un periodo Renato Rascelle e Wanda Osiris Vanda Osiri,
avere un flirt = fiorellare
consommè = consumato
champagne = sciampagna
dessert = fin di pasto
festival = festivale
dribbling = scarto
gangster = malfattore
menù = lista
toast = fetta di pan tosto
shock = urto di nervi.
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