Meno suscettibilità e più consapevolezza


Sì, fa male! Come si fa a sopportare le immagini che ci rimandano le tv e i media. Eppure non mi sembrano servizi costruiti per provare l'assunto che siamo omertosi. E io non sono un ingenuo. Mi rendo conto, cioè, dell'uso strumentale delle immagini e dei servizi giornalistici. Però mi chiedo cosa dovrebbero fare questi poveri cronisti! Dove dovrebbero andare, a chi devono rivolgersi, chi devono intervistare se non le persone del luogo? 
E le persone del luogo sono quello che sono. 
Non possono mica improvvisarsi  antimafiosi militanti, 
non possono mostrare una coscienza antimafia che 
dalle nostre parti è rara. 

Le manifestazioni all'indomani dell'arresto hanno mostrato che gli entusiasti sono pochi e in gran parte troppo ottimisti. Ma questo va bene, è ammirevole. 


Questo è il ruolo solitario e anche penoso delle avanguardie del cambiamento. Purtroppo sono stati infiltrati da cariatidi del vecchio potere politico, giovani già vecchi e scout. Quegli stessi che, tutti insieme appassionatamente, parteciparono alla manifestazione contro il Commissario Caccamo venuto a gestire il comune sciolto per mafia. 


Quegli stessi scout, quello stesso sacerdote, quegli stessi professionisti, avvocati e "cultori di storia" che si erano indignati per una frase del Dottore Caccamo in riferimento a una mentalità mafiosa dei castelvetranesi. «Una commissione straordinaria, che oggi rappresenta lo stato, rappresenta l'istituzione sul territorio, non viene vista di buon occhio. La realtà di Castelvetrano è un po' più peculiare. Quella diffidenza iniziale non si è trasformata nell'auspicata collaborazione. Purtroppo, non penso che sia una questione di diffidenza, oramai, ma, probabilmente, proprio di cultura» disse testualmente Caccamo. Come aveva ragione! 

Questo volevano dire costoro, mentendo: «Noi avevamo solo un legame di tipo anagrafico con MMD, solo per caso nato a Castelvetrano, ma poteva nascere a Casirate d'Adda. Adesso, cari media, non rompete più e non osate associarci ancora con la mafia.»

Poi, certo, i giornalisti, simili a un'orda famelica da tutto il mondo, non vengono mica a risolvere i nostri problemi. Quello dobbiamo farlo noi e solo noi possiamo. Certo che ci sono i mafiosi in Sicilia, come, per fortuna, anche quelli che li combattono. Un popolo deve trovare in sé la forza di curare i propri mali, non può aspettarsi che lo faccia qualcun altro. E noi, sicuramente, ce l'abbiamo queste risorse. E tanto grave è il fenomeno mafioso quanto più eroici devono essere i siciliani che la combattono. Falcone e Borsellino, siciliani, morirono per curare la loro terra dal male metastatico della mafia. E chi altri potrebbe combatterla, se non i siciliani stessi? Sottolineare, con una nota di sfida e di orgoglio ferito, che la mafia viene combattuta dagli stessi siciliani a costo della vita non solo non nega la mafia ma ci dice quanto sia grave il fenomeno.

Sì, fa male quando la tv ci rimanda un'immagine di Castelvetrano che non ci piace. Ma non sono immagini meno vere solo perché non ci piacciono. È come quando ci svegliamo al mattino. Non sempre quello che ci rimanda lo specchio ci piace, perché siamo così, la nostra stessa faccia ci sono mattine che non ci piace! Le immagini, inevitabilmente, ci rimandano a una realtà che, per quanto preferiremmo nasconderla, è la nostra, fatta di cortili, di piazze dove sostano i "nostri" vecchi, magari con la coppola, che hanno il massimo rispetto per Matte', di un consigliere comunale che si farebbe 30 anni di carcere per Lui, di quartieri dove MMD è un mito. 

Dobbiamo farcene una ragione. Vorremmo che fosse domani ma non sarà. Mille altri arresti ci vorranno, una politica di lotta al fenomeno mafioso, che non è semplice criminalità, da parte dello stato, ma, soprattutto, un politica che miri al risollevamento delle sorti economiche e sociali del Mezzogiorno. Solo una presenza affidabile da parte dello stato e un miglioramento delle condizioni della Sicilia in generale e di paesi dissestati a tutti i livelli come Castelvetrano.

Meno suscettibilità e più consapevolezza.







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