No, per favore! La delazione no! Non è triste quella società dove non ci si può fidare del vicino, degli amici, dei parenti?



Qualcuno, pensando a un modo di contrastare il fenomeno "munnizza selvaggia", dice che la "delazione" al "Nord Europa" ha funzionato! Non credo che sia mai stata un metodo per combattere il crimine nel “Nord Europa”, tranne che sotto Hitler e nella DDR tedesca. Quelli che aiutano le forze dell'ordine nelle loro indagini, si chiamano informatori, delatori per mestiere. Di solito le persone per bene, i cittadini normali che nessuna pendenza hanno con la legge, che nulla hanno a che fare con i crimini, non fanno gli informatori.
Il contrario di omertà non è delazione. Non esiste il contrario di omertà. Se proprio vogliamo trovarne uno collaborazione è. E collaborazione è palesemente cosa molto diversa da delazione. L’omertà è il rifiuto di collaborare con le forze dell’ordine rimanendo in silenzio. In sé e per sé non ci dice nulla dell’omertoso, che può esserlo per svariati motivi: gli omertosi per il quieto vivere, omertosi per paura, omertosi per complicità, omertosi per solidarietà di corpo (Caso Cucchi, Caso Aldrovandi) omertosi per solidarietà tra potenti (Napolitano che si rifiuta di testimoniare e fa distruggere le carte che lo riguardano), omertosi per necessità, omertosi dove lo stato non è molto presente.



Questo mascherone in bassorilievo è una sorta di buca delle lettere anonima che si trova sul Palazzo Ducale a Venezia. Era destinata a raccogliere delazioni che rivelassero chi occultava cariche o altri privilegi, o partecipava ad occultarne la reale redditività, evidentemente a fini fiscali.



Quindi sebbene si possa definire negativamente l’omertà dal punto di vista di uno stato efficiente, l’omertà non è un reato, per fortuna, e su nessuna persona omertosa può essere dato un giudizio morale senza indagare i suoi motivi.
La delazione è qualcosa di totalmente differente. Se si toglie la delazione estorta, la delazione sotto tortura tutte le delazioni hanno in sé il germe del male. La delazione è un gesto spregevole in sé. Rabbia, invidia, rancori, meschinità, odio, gelosia, profitto, mancanza di empatia sono sempre alla base della delazione.
Naturalmente uno Stato che voglia efficientemente controllare gli individui deve prevedere di servirsi di questo maligno tratto umano, questo è inevitabile. Ma uno stato civile e democratico mai si sognerebbe di incoraggiare un simile pernicioso metodo di acquisizione della notitia criminis. Perché servirsi per propri interessi della delazione, una notizia ottenuta con frode, equivale a fare ricettazione.
Non è un caso che la delazione sia la regola nei regimi dittatoriali che tendono a dividere e a fare dei cittadini i propri gendarmi contro altri cittadini.





Se ne serviva largamente il fascismo. Per fini di controllo del dissenso, per fini politici. Chi visse nel ventennio fece una seconda natura del non parlare in pubblico e a bassa voce a casa sua. In un clima di tutti contro tutti, in una atmosfera da “quale vicino mi denuncerà”, quale amico.

















Non parliamo dell’Unione Sovietica o della DDR.
«Le tipologie dei delatori erano diversificate.
Si diventava spie per convinzione pensando così di servire al meglio la causa del Bene e del socialismo.
Erano tanti i poveretti orgogliosi della propria missione,
al servizio del Partito.
Oppure la delazione era la scelta più comoda per fare carriera, trovare una nuova abitazione, fare un passo avanti nella
scala sociale, anche se il potere richiedeva di denunciare “per il bene della patria”.
Chi diventava una spia per il proprio tornaconto personale mandava
in galera gli altri come merce di scambio.
Il messaggio della delazione come virtù morale veniva inculcato dal
potere fino all'interno delle famiglie, considerate un ostacolo
all'uniformità sociale.
Poiché la famiglia, sede di affetti e di relazioni d’amore, era fonte di
autonomia, di solidarietà e dunque di potenziale resistenza di fronte
all'arbitrio, il Partito educava i ragazzi, attraverso le sue organizzazioni giovanili, ad amare lo Stato più della famiglia
e a essere pronti a denunciare persino i genitori, se il loro
comportamento fosse stato antitetico a quello della rivoluzione.»







E ancora: «Nel pianeta sovietico la delazione veniva considerata come il dovere civico per eccellenza. Quando veniva lanciata una campagna politica contro una nuova categoria di “nemico”, tutti dovevano parteciparvi denunciando amici, vicini di casa, colleghi, chiunque rispecchiasse in qualche modo le caratteristiche che il potere aveva indicato come nocive per la società. Ogni volta che qualcuno esprimeva un giudizio critico, anche il più banale, su un aspetto qualsiasi della vita, i volonterosi delatori erano tenuti a rizzare le orecchie: si trattava certamente di un “nemico”, quello era un segnale inequivocabile! L’unica libertà permessa agli individui era l’adeguamento alla volontà del partito, fin nelle parole e nel pensiero. Altrimenti il dovere della società era quello della denuncia.»
«L’esercito dei delatori era riuscito in un’impresa che nemmeno la censura e il divieto di ogni libertà di espressione era in grado di realizzare: controllare i pensieri, le emozioni, i comportamenti nella vita privata delle persone.»
Gabriele Nissim La delazione: il cancro del totalitarismo sovietico






Come dimenticare gli Stati uniti? Anche le democrazie hanno i loro “interessi di stato” (così si dice sempre quando si decide di sospendere la democrazia) da difendere a qualsiasi costo, anche al costo di comprimere la libertà individuali. Sulla delazione si fondò lo stato poliziesco americano degli anni del senatore Mccarthy, il quale era sicuro di avere prove della infiltrazione nelle pieghe del potere e dell’amministrazione statale di “comunisti”, spie del nemico Stalin. Con l’uso della Commissione sulle attività anti-americane organizzò un abietta “caccia alle streghe” che durò diversi anni. Sebbene le inchieste sue non portarono ad alcuna condanna formale, il clima che si creò fu tale che essere additato come comunista in quegli anni equivalse per cittadini comuni, alla perdita del posto di lavoro, alla rovina della propria vita. Molte persone colpevoli di manifestare solo un dissenso generico vennero accusate di essere della spie comuniste e a loro volta venivano costrette a denunciare altri colleghi per salvarsi. Alcuni come John Wayne e Ronald Reagan non furono costretti perché delatori convinti. Non venne risparmiato nessuno, ancor meno il mondo di Hollywood che fu sconquassato da questa caccia alle streghe.


Sorvolo per una volta sulla delazione nella Germania di Hitler, dove raggiunse apici mai raggiunti.

La delazione è il frutto degli istinti più bassi e spregevoli dell’essere umano. E usare la delazione da parte dello Stato, equivale al romano divide et impera, equivale a mettere gli uni contro gli altri i cittadini, i quali in uno stato civile e democratico, delegano e pagano lo stato per combattere e indagare il crimine.





Mi è capitato di vedere su facebook un filmato privato di un giustiziere della notte che coglie sul fatto una povera signora nell’atto di buttare un sacchettino di immondizia. Apriti cielo! Che imbarazzo! Che sofferenza assistere a un atto di abuso da parte di qualcuno che, pensa di essere nel giusto nel preciso momento in cui si comporta da giustiziere non autorizzato e maleducato e presuntuoso al confine con lo stalker. Nessuno può auto proclamarsi sceriffo né giudice né boia di nessuno. Naturalmente non mi presto a questo spregevole giochetto facendovi vedere il video in questione perché il viso della signora non è nemmeno oscurato (e dovrebbe per legge!).

Solo l'audio:


 Prima obbiezione: Il bue che chiama cornuto l’asino? Uno che viola la legge se la prende con una signora che viola anche lei la legge. La video camera è all’interno di un’auto. L’inquadratura mostra il volante e l’esterno attraverso il parabrezza. Seconda obiezione: è vietato “murritiari" con telefonini e videocamere mentre si è alla guida. La scena è quella di una signora che dopo avere attraversato la strada butta un piccolo sacco di spazzatura di fronte casa sua. Lo zelante cittadino alla guida, dall’accento meridionale-campano, rallenta sicuro di avere individuato il “male” (“Ecco chi sono i pezzi di merda”) si ferma e: «La busta! Prendi la busta che hai buttato!» Terza obiezione: “prendi”? Ma non è mica tua madre! Ma come ti permetti cafone? Pensi che una persona possa essere maltrattata solo perché, forse, ha fatto una cosa sbagliata? Cos'è? Lo stesso meccanismo che ti porta a dare del tu a persone con la carnagione scura, dai tunisini ai nigeriani? Quarta. “Prendi la busta che hai buttato” “Prendi la busta e te la metti vicino casa” Ma chi sei tu per dare ordini di qualsiasi tipo a una signora che non conosci. Non hai questa autorità! Il massimo che può fare un cittadino amante delle regole e aspirante rondista privato e zelante patriota è prendersi l’indirizzo della signora e denunciare. Stop. Nient’altro. Tutto il resto non scorre nell’alveo della legalità.


È puro bullismo di fanatici che, con la scusa della giusta causa, si permettono, impuniti, di umiliare, degradare e mortificare una persona che non merita una simile pena morale e psicologica. Una multa è il massimo in questi casi. La gogna è stata eliminata da un pezzo nelle società civili. Nemmeno un vigile potrebbe permettersi un simile atteggiamento irriguardoso nei riguardi di chi infrange la legge. Questo è far west o giustizia fai da te. Tutto sommato gli è finita benissimo al giustiziere del video. Intanto sono sicuro che se avesse visto un maschio buttare il sacchetto dell’immondizia ci avrebbe pensato due volte a fermarsi. Ma siccome era una signora dall'aria non minacciosa si è sentito coraggioso ad affrontarla. Se poi il “pezzo di merda” fosse stato un maschione non ci avrebbe pensato neanche mezza volta a non fermarsi. Potrei però immaginare diversi sviluppi tra il giustiziere e l’OMONE. Il preferito è il maschione che va a raccogliere il sacchetto, con la sinistra glielo infila nel cruscotto, contemporaneamente assestandogli col destro un pugno sulla mascella, e dandogli una pedatona sullo sportello prima di saltare sul cofano a ballare. Eh, caro mio, ci sono dei rischi a fare il giustiziere. Tu, furbo, te la prendi con le donne.



A Castelvetrano si sta instaurando un clima tale che anche persone intelligenti e al di sopra di ogni sospetto, si augurano una impennata nelle delazioni di cittadini contro altri cittadini. Questo soprattutto per i rifiuti. In una situazione di emergenza perenne per lo smaltimento dei rifiuti, colpa dei nostri governanti al parlamento siciliano, che mai si sono occupati in maniera decisiva del problema dell’immondizia, in una situazione in cui il comune, tutti i comuni, risultano in difetto nella raccolta soprattutto dell’umido che uno è costretto a tenere in casa perché non lo raccoglie per mancanza di luoghi di conferimento, la cosa più facile sembra dare la colpa ai cittadini. L’ha detto la nostra assessora Barresi, lo dice Orlando sindaco di Palermo, il quale da qualche tempo sulla sua pagina FB, e la cosa non gli fa onore, incoraggia i cittadini alla delazione e alle foto e filmati di chi viene sorpreso ad abbandonare rifiuti dove non dovrebbe. Con questo facendo intendere che quelle foto o quei filmati possano avere un peso probatorio per irrogare multe e sanzioni. Invece rarissimamente hanno un qualche valore. Solo gogna mediatica.





Perché, allora, non organizzare una campagna di delazione in grande stile invitando i cittadini a denunciare il vicino mafioso, o l’evasore sotto casa, i corrotti, i ladri e con poca fatica e senza spreco di risorse pubbliche ci libereremmo di questi annosi problemi che affliggono la nostra terra?
Perché, addirittura, non fissiamo delle ricompense per i delatori, per i bounty killer, classici giustizieri per profitto: 10.000 euro ogni evasore, 5.000 per ogni soldato di mafia, 100.000 per il capo dei capi, 50 euro per ogni sporcaccione che butta l’immondizia nel posto sbagliato e cosi via?

Così vogliamo ridurci? Così vogliamo ridurre i rapporti tra castelvetranesi, i quali già non eccellono per coesione e senso del bene comune?
Vogliamo introdurre nei nostri rapporti già difficili il virus 
del sospetto reciproco, del rancore. 
Picche e ripicche, denunce e contro-denunce? 
Tutto all’insegna dell’anonimia, perché anonime sono le delazioni. 
E nell’anonimato si consumano i crimini più crudeli, quelli, appunto, indicibili.
Non è triste quella società dove non ci si può fidare del vicino, degli amici, dei parenti?
No, per favore! La delazione no!



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