Educazione alla legalità contro Anti-mafia




"Mafia" vs "Illegalità"!! 
Le parole più usate e abusate nella città della mafia sono legalità e illegalità.
Hanno diversi vantaggi.
Vengono usate come "copertura".
In un paese come il nostro la parola mafia suscita reazioni "calde", uguali e contrarie e, nel mezzo, il grigio connivente e convivente dalle mille sfumature.
C'è chi si farebbe «30 anni di galera pi Matte'» e chi dice che è un'invenzione dei giornali. 
Quelli che "Sì, non si può negare che anche da noi ci sia la criminalità, però come c'è dappertutto." 
E quelli che (cit. testuale) "Per come la intendo io, la mafia è che uno si prende un territorio e... lo protegge!". 


E quelli, molti anch'essi, che sanno che la mafia è un cancro della nostra società, ma questi usano la parola mafia, non "illegalità"! Pane pane, vino vino.
Tutti gli altri non riescono a nascondere la loro predilezione per "illegalità". 

La polemica tra i due presidi Ciulla e Fiordaliso.

Mi ricordo un collegio di docenti (non di pecorai) e un preside che si rifiutarono di partecipare a un corteo anti-mafia, mentre, invece, avrebbero volentieri aderito a un corteo "per la legalità"! Insomma, "anti-mafia" gli faceva allergia. A volte racconto barzellette, ma questo è accaduto veramente nel 2014, protagonista il Ferrigno di Cvetrano. Un'altra preside, non appena nominata, si premurò di "smantellare" accuratamente, in modo che non rimanessero tracce, tutto un percorso educativo e formativo anti-mafia portato avanti per anni, coraggiosamente e lodevolmente, dal preside precedente. Questa fu la sua priorità. Sono tuttora convinto che ognuno abbia il diritto di fare il preside a modo suo, senza doversi piegare a percorrere strade tracciate da altri, ci mancherebbe. Ma penso che la fretta di dimenticare e archiviare il proprio predecessore e la priorità attribuita all'operazione siano sospette. 




E sospetta fu la caparbietà di non volere l'intestazione a Peppino Impastato dell'aula magna, già deliberata dal collegio dei docenti prima che lei subentrasse. Troppa, esagerata, troppo declamata voglia di non farsi definire dall'ingombrante e pericoloso precedente di quel coraggioso preside anti-mafia. Queste le sue parole che sembrano cadere a fagiolo nel discorso che sto facendo: 


"Io non sono un Fiordaliso bis! ...lavoro in maniera diversa. 
Francesco Fiordaliso, un uomo.
Innanzitutto, non amo i riflettori, non faccio ”antimafia” ma lezioni di legalità, che è ben diverso. Sicuramente – continua – l’antimafia, può rientrare nelle lezioni di legalità, ma preferisco fare decidere anche agli studenti, assieme a tutti noi, docenti e personale Ata, su questioni di questo genere e per tante altre cose."
Wow! Che ipocrisia! Far decidere agli studenti cosa? Se si debba dire mafia o illegalità? Penoso.
C'è transizione e transizione! C'è chi "transisce" in maniera morbida ed elegante e chi lo fa battendo il pugno sul tavolo (Ah! Se i pugni sul tavolo ci trasmettessero autorità!) e mettendo tutto a soqquadro. Non si parlò più di mafia in quell'istituto. Solo, forse, qualche gita a Carini da Felicia Impastato, ma non sono sicuro. 
Della serie "mafia questa sconosciuta, al massimo parenti lontani".


Da noi non si organizzano cortei anti-mafia. Non vogliamo "mancare di rispetto" a Nessuno. Solo cortei "per la legalità". Pur di non fare cortei anti-mafia si preferisce esibirsi in infantili e mirabolanti contorsioni non solo verbali, ma anche di coscienza, immagino. L'unico corteo, che i conniventi giornali locali definivano, mentendo, "anti-mafia" fu quello rimasto nella storia come il primo corteo contro lo Stato in un paese commissariato per mafia. 

Mai, in nessun'altra città italiana era successo.Tutto perché in un'intervista il commissario aveva osato dire che 
"i Cvetranesi non gli sembravano molto collaborativi con la commissione" e 
che pensava "si trattasse, probabilmente, di "un fatto culturale più che semplice diffidenza". 
Apriti cielo. “Un attacco gratuito e palesemente diffamatorio alla città ed ai suoi cittadini” qualcuno disse subito. E si affrettò a organizzare una manifestazione di protesta, contro le parole del dott Caccamo, dal nome chiarissimo: 
("Caro dott. Caccamo,) «sonocastelvetranesemanonsonomafioso». 


Di fronte alle critiche del presidente della commissione antimafia Claudio Fava, al rifiuto delle istituzioni sane del paese (commissari) di partecipare, alle prese di distanza di alcuni sindacati e partiti, cambiarono versione dei fatti negando se stessi e che fosse contro i commissari, ma sempre si rifiutarono di adottare slogan contro la mafia. Solo un miserabile "non sono mafioso".

Inoltre usare i termini legalità e illegalità, mentre ti riempiono la bocca, ti consentono anche di diluire, di confondere, attutire, ingrigire connotazioni un po' aspre di parole come mafia e anti-mafia e prenderne le distanze, pur mantenendole sotto il tappeto.
Illegalità.
Rubare, passare col rosso, rubare una mela, rubare miliardi, non pagare le tasse, ammazzare, non fare fattura, non raccogliere la pupù del cane, estorcere, mettere le interiora dei pesci nell'indifferenziata, ricattare, parcheggiare in divieto di sosta, truccare gli appalti, dare lezioni private senza dichiararlo, buttare della carta per terra. 

Tutte illegalità! Ma volete mettere come sia più inclusiva, più mite, certo, della parola mafia? "La mafia è una montagna di merda". Ma non sentite anche voi come suona sgradevole, maleodorante, aspra come espressione?
Invece, quant'è più gradevole e meno aggressivo "Noi siamo per la legalità" (non contro, perché noi siamo positivi); con tutte quelle laterali alveolari sonore e gutturali ci ricorda la parola elegante. Anche l'orecchio vuole la sua parte.

Peppino Impastato il fool scespiriano

"Illegalità" ha il vantaggio di significare tutto e niente nello stesso tempo. Un corteo contro l'illegalità! Sarà una manifestazione di persone che odiano quelli che non hanno ancora imparato a raccogliere la cacca dei loro animali?


O da negozianti stanchi di essere taglieggiati col pizzo? Tutto e, anche, niente.
Adesso, infatti, novità credo assoluta nel mondo finora conosciuto, il "bidone della legalità". Vi prego di credermi. Non sto facendovi "un bidone". È proprio vero. I "bidoni della legalità per l’educazione alla legalità anche nel rispetto dell’ambiente e del decoro."
Attenzione! Non vuol dire " le fregature della legalità" come pure si potrebbe intendere, o "gli imbrogli della legalità". Intendono, con "bidoni", le pattumiere. Ma forse "pattumiere" gli sembrava troppo brutta, "fusti" si poteva confondere con "palestrati", i "cassonetti" sembrano per le olive.
Quindi ecco a voi i "bidoni della legalità". 
E che tipo di legalità dovrebbero insegnare questi bidoni. Ma la raccolta differenziata, perbacco. Abbiamo altri problemi degni di essere portati tra i banchi? No. Ormai c'è l'ossessione della raccolta dei rifiuti. Che dispiegamento di forze, intelligenze ed energie per insegnare ai ragazzini a non buttare la carta per terra!
"Bidoni della legalità". Più lo ripeto e più mi piace. Quasi mi suona bene.
Ma mi chiedo: se questi bidoni della legalità li distribuissero, oltre che in qualche scuola, anche ai cittadini a cui sono stati promessi e mai consegnati, non sarebbe più sensato oltre che doveroso. È legale pretendere la "legalità dei bidoni" senza ottemperare all'obbligo legale di distribuire i contenitori ai cittadini? 

E per distribuire dei cassonetti in qualche scuola e insegnare ai ragazzini a non sporcare l'ambiente si mobilitano associazioni di tutti i tipi, che attingono addirittura a fondi pubblici. Addirittura in competizione tra loro. Libero futuro organizza la distribuzione dei bidoni in alcune scuole? Legambiente prende le distanze dicendo che lei lo sta già facendo e meglio, anche. Ma se questi soldi pubblici, invece di fare tutti questi passaggi, fossero destinati direttamente dall'ente locale alla scuola non sarebbe più efficace e meno costoso e dispersivo e scoordinato?
Ma, ormai, siamo abituati a ricevere "bidoni" dai nostri governanti.



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