Lo stato deve fare qualcosa per recuperare una comunità alla luce della speranza.



Va bene! Non sono un esperto di Diritto amministrativo, né di Pubblica Amministrazione, quindi mi riservo il diritto di dire castronerie alla ricerca di una qualsiasi soluzione e nel tentativo di rimediare a delle palesi e insopportabili ingiustizie che la città di Castelvetrano è costretta a subire per il malgoverno trentennale di inetti amministratori e per le scelte fatte dai commissari ultimi di accendere un mutuo, ventennale con la CDP mi pare di ricordare, per demolire delle case a Triscina, solo quelle individuate finora. Sì, perché tutti sanno che non sanabili e da abbattere non sono solo quella cinquantina di abitazioni residue. Sono molte di più (250 almeno) e si rischia di radere al suolo Triscina, che idealmente, forse, non sarebbe male - "Abbiamo sbagliato tutto, ricominciamo daccapo".

Tre milioni di euro di debiti abbiamo fatto (Grazie, Dott. Caccamo!) per una misura solo punitiva che non ci restituisce il maltolto, ma peggiora solo la condizione di degrado in cui versa Triscina da vent'anni in qua, da quando cioè si è spento l'entusiasmo iniziale del "Tutti al mare". 

 

Miami Beach. Grattacieli sulla "battigia"

 

Nel 2017 scrissi una lettera al commissario Caccamo in cui gli rimproveravo di non saper volare al di sopra della lettera del suo mandato a Cvetrano e di aver messo in cima alle sue priorità la pratica dell’abbattimento delle case di Triscina, un “percorso di legalità ineludibile” secondo lui. Gli rimproverai l’affermazione, veritiera, che l’abbattimento delle case a Triscina ““Non ha alcun senso. L'abbattimento a macchia di leopardo non ha alcun senso.” E però era “un compito difficile ma necessario!” https://tongueofsecrets.blogspot.com/2017/09/DemolireCaseTriscina.html

 

Ecco mi piacerebbe vivere in una società dove, se una cosa è inutile, “senza senso”, costosa affettivamente e economicamente, non si fa.

Non posso che cominciare dalle poche cose che so!

 

Il sindaco Alfano ebbe a dire ai proprietari delle case in questione che "Le demolizioni non si possono fermare. Ci sono delle sentenze..."

Non voglio minimamente affermare che il sindaco Alfano faccia male ad accettare e ubbidire alle sentenze. Fa solo il suo dovere. È in quel "solo" che ci si può giocare la partita.

In situazioni difficili ed estreme come Triscina non ci si può limitare a fare il proprio dovere, bisogna lavorare di più, impegnarsi di più, osare di più, accendere una lampadina sul grigio-scuro della burocrazia, se non proprio la lampada di Aladino!

 

 

È ancora possibile ricorrere contro le sentenze? Sì? Si provi. Non si può? Si provi lo stesso! Condannati nel braccio della morte delle carceri statunitensi hanno ottenuto la grazia se non, addirittura, l'annullamento della sentenza!

Immagino si tratti di trovare un avvocato con una testa grande!

Non l'abbiamo trovato! Male.

Concentriamoci, allora sulla possibilità di far durare cent'anni quest'opera di demolizione delle case a Triscina. Quali possibilità legali e legittime abbiamo per allungare alle calende greche questa inutile distruzione? Usiamole, dalle nobili a alle meno nobili, un po' come quelle involontariamente usate fin qui.

Abbiamo tentato tutto. Ci rimane da agire sul prestito che la CDP ci ha "concesso": tre milioni di euro.

Non abbiamo neanche i soldi per riempire le buche delle strade, di recuperare tombini finiti dentro la fognatura (un giorno qualcuno mi spiegherà come un tombino vada a finire dentro un buco più piccolo di lui. Come fare entrare il tappo di una bottiglia dentro la bottiglia!), ma possiamo permetterci di indebitarci più di quanto già non siamo, e pagare le rate di questo mutuo da 3 milioni per vent'anni? 


 

Io so che normalmente i prestiti si possono estinguere anticipatamente, sia pure pagando una penale e l'estinzione anticipata potrebbe essere conveniente a questo stadio iniziale.

Se anche fosse ineludibile l'obbligo di demolizione potremmo chiedere all'esercito di farlo. Mi risulta che è previsto che lo faccia e lo sa fare molto bene. Qualcuno più competente di me si lamentava del fatto che Caccamo non si fosse avvalso di questa via.

Insomma bisogna appellarsi con tutte le forze al sacrosanto principio che non si può costringere un comune in dissesto a farsi prestare soldi che non solo non aiutano a ricostruire, non solo sono operazioni infruttuose, ma assestano un colpo che non basteranno i prossimi 50 anni per superarne le deleterie conseguenze. Dovrebbe essere vietato per legge, tanto è grossolanamente ingiusto. Da qualche parte ci dev'essere un barista che affettuosamente ma fermamente dica al suo cliente sull'orlo dello sfacelo totale "Basta! Adesso vai a casa e ti fai una bella dormita!".

 

Come si pensa di uscirne fuori? Non certo continuando a mettere transenne per non riparare le buche.

Istituti finanziari e anche la Cassa Depositi e Prestiti fanno prestiti anche a fondo perduto a giovani o individui che non abbiano i mezzi per intraprendere un'attività. Possibile che non sia prevista la possibilità per un comune in dissesto di riprendersi. Dev'essere condannato a un progressivo depauperamento e bancarotta? O lo stato è in grado di attribuire delle colpe personali agli amministratori causa del dissesto o deve fare qualcosa per recuperare una comunità alla luce della speranza.

 

 

 

Si accenda un prestito a fondo perduto o ordinario e ci si faccia promotori di inziative culturali di respiro internazionale, anche popolari, nell'area archeologica che possa avere un ritorno economico, destinato a pagare le rate del mutuo, un mutuo, finalmente, non per distruggere ma per costruire.

Certo ci vogliono menti fini e voglia di osare, ma ce la possiamo fare.


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