Rousseau è il fallimento della politica come guida e avanguardia del popolo.

 

 

 
 
A quelli che "Se lo facciamo noi, ecco che diventa derisione, mancanza di cultura, poco senso della democrazia.
L’unica verità è che mentre gli altri danno la parola ai loro iscritti una volta ogni 3-4 anni, noi lo facciamo più spesso."

Il solito discorso dell'«E allora il PD?» inutile e inconcludente.
Il nostro, come tutti i sistemi democratici nel mondo, è una democrazia rappresentativa. La democrazia diretta, che non esiste pressoché in nessun posto del mondo, tranne forse in qualche sperduta comunità rurale di qualche decina di abitanti dove tutti possono riunirsi nella piazzetta del paese e deliberare per alzata di mano, è uno specchietto per le allodole quando viene proposta in stati strutturati perché gli eletti dal popolo decidano in nome del popolo senza disturbarlo continuamente per decisioni per le quali hanno la delega.
In uno Stato che sforna decine di leggi ogni anno, il cittadino chiamato a esprimersi su ogni aspetto della politica rappresenta il fallimento della politica come guida e avanguardia del popolo. In un paese normale il politico si fa eleggere sulla base delle sue idee e propone e decide con le sue idee e alla fine del mandato lo si giudica rinnovandogli la delega o ritirandogliela. Che politico è chi continuamente si rivolge al popolo per sapere cosa fare? Troppo facile. È lui che deve dire ai suoi elettori qual è la scelta migliore assumendosi la responsabilità che possa non piacere a tutti.
Inoltre la cosa piuttosto controversa è che non ci si rivolge al "popolo" perché decida. Magari! Ci si rivolge a un numero ristretto di persone senza delega a decidere da parte di nessuno, senza competenze politiche particolari, che hanno il solo "merito" di essere degli iscritti al partito, una infinitesima parte degli elettori di quel partito. Se io fossi un elettore 5stelle mi incazzerei da morire al pensiero che uno decida per me e per il mio partito di riferimento. Non mi si risponda per favore che basta iscriversi per potere votare. L'iscrizione obbligatoria al partito unico è ricordo infausto.
Poi, sì, c'è la questione del metodo di votazione. In una comunità rurale di cento-duecento persone, riunirle e farle votare per alzata di mano o per iscritto può essere agevole e non è detto. Ma se si devono muovere centinaia di migliaia, milioni di persone, il metodo è tutto.
È il metodo che definisce il grado di democrazia e di sicurezza del voto. Il metodo del PD fa acqua da tutte le parti ed è una cosa ridicola, come ridicola è la piattaforma rousseau. Un piattaforma digitale privata di proprietà del padrone del movimento, Casaleggio, che per mantenerla drena ricchezze assurde allo stesso movimento, una piattaforma gestita in privato da una sola persona che non rende conto del suo funzionamento a organismi terzi e sottoposta al controllo di nessuno.
La piattaforma rousseau è solo un software. Ora, un software si può acquistare o comprarne la licenza e si può dare in gestione a chiunque, anche a Casaleggio, a condizione, però, che ne permetta la controllabilità e ne dimostri la sicurezza. Non a me, ma al partito. Questo non succede.
Naturale il sospetto che chi decide nel M5S siano sempre e solo quei due, uno dei quali ha, addirittura, ricevuto in eredità il movimento dal padre. Grillo col suo carisma da clown decide un giorno a favore dell'euro e il giorno dopo contro e partecipa alle consultazioni del PdR, non si sa bene a che titolo se non quello di padrone del movimento. Casaleggio ha il compito di decidere con la sua piattaforma di voto su cose più controverse, ma sempre, sotto sotto, secondo i suoi, e di Grillo, desiderata, mettendo in scena questa opera buffa di rousseau.
Dove sarebbe la democrazia e la partecipazione in un partito di proprietà privata?
Sembra che i grillini possano decidere su tutto, dalla partecipazione a un governo DragonBerl alle espulsioni dei dissidenti fino ai candidati, tranne che su chi deve dirigerli.
«Con tutte le imperfezioni di ogni sistema di voto, il rischio di infiltrati ed altro. I nostri iscritti non sono una piccola parte di elettorato. Sono i nostri attivisti.»
Quale sarebbe la logica di questa affermazione oscura? Gli iscritti non sono una piccola parte di elettorato? Ma davvero? Cioè? Quanti sono? Non lo sono perché sono gli attivisti? Siccome sono attivisti sono una grande parte dell'elettorato?
Insomma additare le pecche delle primarie del PD, non giustifica le pecche del proprio sistema di rilevazione di voto.
«L’unica verità è che mentre gli altri danno la parola ai loro iscritti una volta ogni 3-4 anni, noi lo facciamo più spesso.»
Ma non hai appena finito di denigrare le primarie del PD? Se una cosa è farlocca lo è sempre a prescindere da quanto spesso si faccia!

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