Vorrei una Sicilia dove la raccolta differenziata funzionasse al 90%.

Io vorrei una Sicilia dove la raccolta differenziata funzionasse al 90%, dove non fosse necessaria alcuna discarica, dove non ci fossero, e ci sono, discariche mafiose di materiali radioattivi fuori della porta di casa, dove non ci fosse mafia, dove non fosse necessario alcun termovalorizzatore, dove masse di turisti ci portassero quella ricchezza che da sempre costituisce un'utopia, dove l'agricoltura fosse uno dei perni della nostra economia, e non, come da 60 anni, la cenerentola dell’interesse della politica, dove i siciliani non fossero costretti a fuggire per fame.

Invece siamo l'ultima regione italiana sotto quasi tutti gli aspetti. Si salva solo ciò che non dipende da noi: il sole e il mare (e anche quest'ultimo si avvia a essere solo un catino di immondizie, petrolio e migranti naufragati).

Con la merda fino agli occhi, con la raccolta differenziata al 90% lontana vent'anni, ci permettiamo
però il lusso di fare gli schizzinosi contro i termo valorizzatori. D'altronde a Brescia o a Rothensee, una città del Magdeburgo a pochi chilometri da Berlino, si sa, sono un po' tonti, non sono svegli come noi ed è per questo che si fanno fottere e si fanno costruire i termovalorizzatori fuori della porta di casa. Noi, modestia a parte, non ci facciamo fregare da nessuno, siamo troppo intelligenti. In dialetto sud-islandese dicono "Scarsi e superbi".

Successe anche quasi mezzo secolo fa con le centrali nucleari, quando la coscienza ambientalista cominciava a trovare posto nella testa di tanti giovani come me. Anch'io facevo parte di quel movimento d'opinione di sinistra contrario alle centrali. Anch'io votai contro il nucleare nel 1987, un anno dopo Chernobil.

Se, però, rifletto su ciò che ha prodotto tale posizione, che risultò vincente con il 70% dei voti, mi dico che c'è qualcosa di sbagliato. Ci siamo ritrovati, senza volerla fare troppo lunga

  • ·          Senza fonti di approvvigionamento energetico.
  • ·         Con le centrali nucleari dei paesi vicini spesso costruite vicine al nostro confine, quasi dentro casa nostra.
  • ·         Con tutto ciò che questo comporta in termini di rischio per i paesi padroni delle centrali così come per il nostro, che pur non ha centrali. Vi ricordate che dopo l'incidente di Chernobil neanche a Castelvetrano si potevano mangiare verdure e fragole ecc.? Le centrali nucleari, quando qualcosa non va, non distinguono il padrone dagli estranei. Se un incidente dovesse accadere a uno dei ventotto reattori che incombono sull’Italia, in Germania, Svizzera, Francia o Slovenia noi, che abbiamo scelto di non costruirne, saremmo colpiti esattamente come gli abitanti di quei paesi.
  • ·         Con la necessità di comprare l’energia proprio da quei paesi che, oltre a “minacciarci” con le loro “bombe” – le centrali – ci spillano dei bei soldini. Noi compriamo dalla Francia e co. dal 10 al 37 % del nostro fabbisogno. L’80 % dell’energia che compriamo dalla Francia proviene dai suoi reattori nucleari.
  • ·         E, infine, ma non ultimo, sarebbe davvero un’ironia crudele se scoprissimo che sottoterra,  da qualche parte nel nostro territorio, ci fossero proprio le scorie radioattive prodotte dai paesi nuclearizzati.



Per sapere come funziona a Rothensee vi rimando al mio articolo su Prima Pagina Castelvetrano 


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