L’obiettività è ipocrisia, presunzione

 



Vediamo quanto resisteranno tutti questi nuovi amici stellini che, da quando mi scaglio contro l'opposizione e timidamente difendo l'amministrazione, mi trovano più "obbiettivo"! Quando parlo male di loro sono prevenuto. Quando parlo male degli altri sono "obbiettivo"! Loro, tutti quelli che adesso figurano tra i miei contatti facebook, l'hanno sempre saputo e lo sanno che io non sono al servizio di nessuno, solo delle mie idee. E sono avvertiti e consapevoli che se qualcosa che fanno loro non mi piace non ho peli sulla lingua né auto-censure. Poi non vorrei che mi si scambiasse con una giornalistuccia locale che si vanta che "quando scrivo, oltre a essere imparziale sono anche molto obiettiva". "Molto obiettiva"! Come se obbiettivo avesse un superlativo. Come dire "molto incinta". Come se imparziale non significasse "obiettivo"! Una "giornalista".
Io non sono affatto obbiettivo! Né mi preme esserlo! Se esiste un dio l'obbiettività è sua e solo sua.
Altra cosa è guardare un fatto, un problema nei suoi tanti aspetti per avere più elementi di giudizio, ma il punto di vista è sempre e solo mio. Io non ci tengo a giudicare con obbiettività, una impossibilità che lascio alle finte giornaliste, mentre mi preme usare i miei criteri, i miei vagli, le mie idee per giudicare la realtà.
In questi giorni mi è capitato di ripetere alcune cose che penso dei grillini a livello nazionale e, già, i like e i plausi sono diminuiti a vista d'occhio.
Chissà se resisteranno alla tentazione di bannarmi quando non risponderò ai loro criteri di obbiettività? Chissà?
Faccio mie le riflessioni sull'obiettività di una grande giornalista, grande anche quando scriveva cose opinabili, Oriana Fallaci.

«E “ciò non piacerà ai cultori del giornalismo obiettivo per i quali il giudizio è mancanza di obiettività», diceva nel 1963 Oriana Fallaci nella premessa a Gli antipatici. «Ma la cosa mi turba pochissimo», continuava. «Quel che essi chiamano obiettività non esiste. L’obiettività – scriveva ancora la Fallaci – è ipocrisia, presunzione: poiché parte dal presupposto che chi fornisce una notizia o un ritratto abbia scoperto il vero del Vero. Una notizia, un ritratto non prescindono mai dalle idee, dai sentimenti, dai gusti di chi fornisce la notizia o il ritratto. […] Esiste, può esistere dunque, solo l’onestà di chi fornisce la notizia o il ritratto».

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