Orgoglio castelvetranese, nella sua breve vita, ha fatto due cose. Ha fallito in ambedue!

 

L'"Orgoglio immotivato" nella sua breve vita ha fatto due cose. 

1. La difesa dell'ospedale è risultata fallimentare. 

Anch'io ce la misi tutta per superare l'esame di anatomia, ma fui bocciato. Il professore se ne fregò del mio impegno. Cercai di spiegargli che ci stavo mettendo "la faccia". "Si impegni di più e torni con un'altra faccia", mi disse.

2. L'altra cosa, anch'essa fallimentare ma nello stesso tempo epocale, fu la manifestazione contro lo Stato nella persona del Dott. Caccamo che, all'ultimo momento, cercò di far passare per una manifestazione contro la mafia. Lo slogan qual era? "La mafia è una montagna di merda!"? No! "#siamocastelvetranesiesiamoCONTROlamafia"? No! 

I commissari e il presidente della commissione antimafia si rifiutarono di partecipare a una manifestazione contro la mafia? No! Si rifiutarono di partecipare a una manifestazione contro lo Stato. 

 

Quali che fossero le intenzioni degli organizzatori, di tutti o di alcuni, riuscirono a fare una cosa che mai era successa in un paese sciolto per mafia. Una manifestazione contro i commissari mandati dallo Stato nel nostro comune sciolto per MAFIA! Se doveva succedere poteva solo nel paese di Matteo Messina Denaro. E qual era la pretesa? 

Lo struzzesco #iosonocastelvetranesemaNONSONOmafioso

 


Se anche si volessero dare per buone le rimodulazioni (Contro il commissario, no, contro chi ci infanga, no, contro la mafia) fatte nel giro di due tre giorni dello stesso evento, si può solo sottolineare che anche come anti-mafia orgoglio castelvetranese abbia fallito epicamente. Non si ricorda nessun'altra iniziativa contro la piovra, nessuna raccolta firma per la cattura di Matteo Messina Denaro, nessuno, ma proprio nessun seguito, nemmeno dei pipitìi. Un componente del comitato che sosteneva l'insostenibile, cioè che si fosse trattato di una Manifestazione contro la mafia, alla mia richiesta, tempo dopo, di sapere in cosa consistesse il loro impegno antimafia, mi rispose che "per quello c'erano i Carabinieri!". Mi rispose proprio così! 

Veniamo alla seconda cosa tentata da "gorgoglio", la difesa dell'ospedale.


È stato giusto da parte di Orgoglio Castelvetranese gettare la spugna e riconoscere così la propria impotenza. Forse il nostro ospedale aveva bisogno di altri difensori? Chissà? Certo questi, che pure si sono impegnati, hanno fallito miseramente e si sono arresi, persino oltre il limite massimo. 

Chi si cimenta in un'impresa e ne esce sconfitto in un paese normale ammette con umiltà il fallimento e chiede scusa. Da noi succede che, invece, si auto-celebrano addossando la colpa agli altri, ai cittadini troppo apatici, ai politici. Quali politici? Non dicono. Sanno solo che loro ci hanno messo la faccia e si sono impegnati. E che la colpa del loro fallimento è mia che sto criticando il loro impegno, palesemente insufficiente, che non ci ho messo "la faccia" e che faccio il leone da tastiera. D'accordo è colpa mia. 

Ora, so che fare un ricorso contro il piano regionale sanitario è cosa impegnativa e richiede giorni e giorni di lavoro. Onore a chi ha dedicato il suo tempo e il suo lavoro per una causa comune. Ma mi chiedo cosa abbiano fatto mai di concreto, se non alzare le chiappe per mettersi dietro il banchetto della raccolta firme all'Ospedale, e per partecipare alle inutili riunioni al circolo della gioventù, tutti gli altri componenti del comitato, che adesso vorrebbero passare per eroi, magari per avere messo sul tavolo la propria tessera elettorale, pronti a restituirla, e "pretendono rispetto", come se il rispetto si possa pretendere! 

Va bene è colpa mia che critico. E di tutti quei 32.000 e più concittadini che, impegnati a vivere dolorosamente la loro vita di bravi cittadini, non ci hanno messo "la faccia".

Dall'ammettere la propria impotenza ad autoincensarsi, a proclamarsi gli unici duri e puri, a distribuire colpe a destra e a manca, ("i cittadini non hanno risposto come avrebbero dovuto!", "Le forze politiche non hanno mosso un dito") assolvendo solo se stessi ("Ci abbiamo messo la faccia, noi soli abbiamo difeso l'ospedale e pretendiamo (sic) rispetto") ce ne corre. Il dubbio che, forse, una raccolta firme davanti all'ospedale o una riunione al Circolo della Gioventù non erano sufficienti non li ha mai assaliti? Il dubbio che un ricorso non avrebbe cambiato alcunché senza i santi in paradiso non li ha sfiorati? E quella pagliacciata di raggiungere Musumeci a New York per parlargli dell'ospedale di Castelvetrano rientrava pure nella strategia difensiva dell'ospedale? 

Rispetto a chi critica soltanto, senza "metterci la faccia", come me per esempio, chi decide di scendere in campo per combattere una battaglia impegnativa deve valutare le proprie forze e quelle dell'avversario, deve essere consapevole dei propri limiti oltre che di quelli dell'avversario, e si espone non solo al rischio di una sconfitta sul campo che non può venire condonata, ma anche alle critiche di chi fa altro per mestiere e giudica se stesso non in grado di scendere in campo. Ma chi lo fa ha l'onore, ma anche l'onere, della vittoria eventuale come della sconfitta. 

"Ma noi ci abbiamo messo la faccia, tu, cos'hai fatto?" 

1. Forse ci avete messo la faccia o le facce sbagliate! 

2. Io critico in un posto dove criticare è difficile esercizio di democrazia e libertà, in un posto dove nessuno fiata contro la mafia e contro i notabili che ci mettono la faccia, magari con neanche tanto nascoste mire politiche (Si è visto quando, alle amministrative, Orgoglio castelvetranese fu addirittura costretto ad auto-sciogliersi per "impegni elettorali"). 

In un posto in cui criticare ti mette un sacco di gente che conta contro, e dove criticare non ti porta alcun vantaggio ma solo antipatie. Tutto gratis.

Sicuramente chi critica "non ci mangia"! Chi lecca sì!

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