Triscina. Una storia triste che non si è ancora finito di scrivere, però!


 


 

Non hanno alzato un dito per evitare di mandare in rovina un vero gioiello della natura. 

Le dune di Triscina cementificate, ferite, scavate, depredate.


«Cos'hanno fatto alla nostra Triscina?

Cos'hanno fatto alla nostra gentile sorella?

L'hanno devastata, saccheggiata,

lacerata e addentata,

l'hanno conficcata con coltelli al limitare dell'alba

e imprigionata con steccati e trascinata in basso»


per parafrasare i famosi versi di Jim Morrison, nella sua "When the music’s over”.


Di questo sono responsabili le amministrazioni dal '70 al '90.


Quelle dal '90 ad oggi sono altrettanto responsabili, colpevoli di non avere mai, con decisione e intelligenza, difeso le ragioni dei poveri cittadini abbandonati dalla politica al loro destino. Tutti ad aspettare che il tempo passasse nella speranza antica che, alla fine, diu pirduna a tutti. Non hanno mai alzato un dito per difendere Triscina, il cui destino doveva essere ripensato dopo il danno irrimediabile. 

 


Inchieste giornalistiche, Santoro a Triscina, fino a ieri con Errante da Giletti, tutti sempre sulle difensive a balbettare scuse e cose incomprensibili. Nessuno che abbia mai trovato il coraggio di strappare il microno all'intervistatore per assumersi tutta la responsabilità a nome della politica inadempiente e peggio. "Il danno è fatto. Vediamo di non peggiorare le cose con misure inevitabilmente inique. Non si capisce perché le "sanatorie", che sono anch'esse leggi dello stato e appartengono alla tradizione italiana, forse non la più nobile, non debbano valere solo per Triscina. Un milione di sanatorie hanno spalmato sul Bel Paese e si confondono solo con Triscina" Questo avrebbe dovuto dire un sindaco con le palle! E avrebbe dovuto farsi ricevere nei palazzi da quelli che contano e possono, per perorare la causa del loro paesello. E non avrebbe dovuto lasciare solo il povero, mai valutato il giusto, signor Sciacchitano, l'unico che ha speso, si direbbe inutilmente, trent'anni almeno della sua vita, rivolgendosi a mille politici, a combattere questa ingiustizia senza mai trovare un ascoltatore attento disposto a intestarsi una battaglia giusta anche se impopolare. 

 

 

Anche il commissario Caccamo, meritevole per altre cose, avrebbe potuto, secondo me, con un briciolo di empatia in più e un briciolo di coraggio in più, che forse non è nel dna di servitori dello stato come i prefetti, stabilire altre priorità che non la negativa opera di demolizione delle case a Triscina.

Ebbe a dire il commissario Caccamo: l’abbattimento delle case a Triscina “Non ha alcun senso. L'abbattimento a macchia di leopardo non ha alcun senso.” E però era “un compito difficile ma necessario!” Gli risposi che "mi piacerebbe vivere in una società dove, se una cosa è inutile, “senza senso”, costosa affettivamente ed economicamente, non si fa, semplicemente.

E avrebbero dovuto, i sindaci di ieri e di oggi, protestare, magari con gesti eclatanti come incatenarsi davanti alla Regione siciliana, per richiedere una equa sanatoria per la case di Triscina. Non ci vuole un coraggio da eroi. Nessuno andrebbe in galera o verrebbe decapitato. Solo la convinzione e un po' di coraggio ci vorrebbe. 

 

 

 

Mi sarebbe piaciuto a Castelvetrano un sindaco come Orlando, il quale, qualsiasi cosa possano dire i detrattori, è il miglior sindaco che Palermo abbia mai avuto. Chi se no? Lima, Ciancimino, Marchello, Martellucci, Cammarata? Un sindaco che si è ribellato ai decreti sicurezza di Salvini. Un sindaco che non teme di sfidare il governo centrale sull’accoglienza dei profughi e dei naufraghi. Insomma un sindaco che neanche noi abbiamo avuto mai a Castelvetrano!

Un sindaco che non balbettasse di fronte alle accuse dei media e dei politici, ma che alzasse la voce per affermare che sì, tutti avevano sbagliato nella vicenda Triscina! Primi tra tutti i politici degli anni del sacco. L’elenco dei nomi dei sindaci a cui sarebbe da aggiungere quello delle relative giunte lo trovate nel precedente post. Sono loro i responsabili obiettivi del sacco di Triscina. Se loro avessero fatto il loro dovere di governo della città, se non fossero stati così inadempienti, se non fossero rimasti a braccia conserte ad assistere alla predazione del loro territorio, alla distruzione del sistema di dune adoperato come cave per la sabbia che serviva a compiere lo scempio, non sarebbe successo quello che è accaduto. Che destino tragico e ironico! Siamo riusciti a usare le dune, la vera bellezza di Triscina oltre al mare, come strumento per la sua distruzione, per la sua cementificazione. 

 

 

Avrebbero dovuto i responsabili politici, se avevano un po’ di dignità residua, dopo aver lasciato l’incolpevole Castelvetrano senza alcun piano regolatore e nel caos assoluto, auto-denunciarsi come responsabili dello scempio e, insieme, premere per una soluzione giusta. Se ne sono sempre rimasti in silenzio, facendo finta di niente, contando sul silenzio di quelli venuti dopo.

Quale sindaco di quelli venuti dopo si è mai intestato una battaglia per Triscina, per ottenere un equo provvedimento che salvasse capra e cavoli, punendo chi c’era da punire e salvando le case. Non si parla di abusi edilizi perpetrati da palazzinari selvaggi, villaggi vacanze di imprenditori senza scrupoli. Stiamo parlando di casette per lo più costruite mattone su mattone da umili e semplici cittadini, che nel momento del boom furono incoraggiati a farsi un posto per le vacanze.

Sono stati lasciati soli. Non solo dai politici ma da tutti i Castelvetranesi, alcuni per invidia, altri perché non toccati dal problema, gli altri per puro menefreghismo.

Una storia triste. Una storia che non si è ancora finito di scrivere, però!

 


Le case non sono demolite che in minima parte. Le cose ingiuste si possono, intanto, fermare e poi, magari, risolvere. Le tavole della legge umana non sono il destino necessariamente. 

Le leggi e i provvedimenti si possono bloccare, boicottare, cambiare, sostituire, mettere in pausa e nel frattempo si cerca la soluzione che non può consistere nella punizione dei deboli, nel radere al suolo dei fabbricati costati sacrifici e tribolo.

 

 Puntata precedente

La demolizione delle case di Triscina è tra le vergogne italiane

 

Articoli su Triscina precedenti

dobbiamo lottare per una sanatoria

 

Demolire le case di Triscina non è una priorità ed è inutile e costoso.


Vorrei vivere in un Stato dove non fosse necessario fare le cose inutili.



Hanno salito mille scale per chiedere

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