La farsa della falsa sinistra e il referendum sulla cannabis

Non credo che gli Italiani, per quanto destrorsi, meritino una sinistra imbelle e falsa che la cosa più rivoluzionaria che sa fare è proporre un inutile referendum sulla legalizzazione della cannabis insieme con Elio Vito di Forza Italia.
Citatemi i referendum, a parte quelli del divorzio o dell'aborto di quarant'anni fa, che
1. abbiano raggiunto il quorum,
2. abbiano vincolato in un qualsiasi modo il potere legislativo ( vi ricordate il referendum sull'acqua di 10 anni fa?, E quello sul finanziamento ai partiti?),
3. non siano stati delle inutili e costose passerelle per politici in cerca di visibilità che fanno finta di darsi da fare - somigliano agli impiegati della Regione siciliana che leggono i giornali o si fanno il solitario in ufficio, ma quando escono fuori in corridoio, corrono come a New York e, sempre, con un fascicolo sotto l'ascella.  
Una sinistra codarda, prudente, falsa che ci propone, come se fosse una cosa rivoluzionaria, quello stesso referendum che sostiene Elio Vito di Forza Italia, lui, sì, a suo modo rivoluzionario, non si può digerire proprio. 


 

Un referendum non rimpolperà il parlamento con la sinistra che manca per l'approvazione di una legge sulla cannabis, neanche nel 2023.
Un referendum è solo perdita di tempo per i cittadini, come negli ultimi 40 anni.
Si dovrebbero fare tutte le cose possibili e utili non un referendum inutile. Trovare alleati per la battaglia della legalizzazione, impegnarsi in un tour di informazione e sensibilizzazione lungo tutto lo stivale. Studiare ed elaborare delle proposte di legge che abbiano la possibilità di essere approvate adesso o alla prossima legislatura.
Ma queste sono delle indicazioni generiche e assolutamente insufficienti che io dò nella speranza che i miei suggerimenti colpiscano le orecchie di politici che vogliano fare i politici, l'attenzione di persone che, proponendosi come attori politici, dovrebbero avere, se non la soluzione in tasca, almeno la competenza e le idee per guidare delle battaglie di popolo. 


 

Se io sapessi come fare mi proporrei in politica. E mi sembra il minimo che questi che hanno il coraggio o la faccia tosta di proporsi sappiano o abbiano un'idea di come fare.
Ormai un referendum è uno strumento assolutamente squalificato. Le uniche e le ultime volte che i referendum ebbero una valenza sociale grandissima e costituirono una grande vittoria nella lotta per i diritti civili furono i referendum del 74 e dell'81, divorzio e aborto.
Quarant'anni fa. Da allora l'istituto del referendum si è piano piano degradato a strumento di politici come arma di distrazione di massa. Da anni e nella maggioranza dei casi non si riesce nemmeno a raggiungere il quorum necessario per la validità. E da anni il risultato dei referendum sembra non vincolare affatto i politici. Una cosa inutile è diventato, insomma.
Io sono un soldato, voglio straesagerare, in cerca di un generale. Ma non ho bisogno di un generale che chieda a me come fare. Questa dei politici che pagano sondaggi per sapere cosa pensa la gente in modo da adeguarsi ai desiderata del volgo è una capitolazione della politica introdotta, non a caso, da Berlusconi. Da allora tutti lo fanno. Tutti cominciarono a fare ciò che la politica non dovrebbe mai fare: chiedere al popolo cosa fare. Comodo.
Ecco, se ancora avete bisogno di sondare una risposta sulla vostra proposta di legalizzazione della cannabis, fateci risparmiare le centinaia di milioni di euro che costa un referendum e pagatevi un sondaggio. Fate prima e non mettete le mani nelle nostre tasche.


 

 È un errore politico grandissimo il referendum. È la non soluzione ideale per chi non sa affrontare un problema. Figurarsi se il referendum, che peraltro è solo abrogativo e non propositivo, possa cambiare una minchia dello status quo! Il referendum è la cosa più scema che una forza di sinistra possa fare. Lasciateli ai Mattei i referendum per gli allocchi. Ma la vita e, soprattutto, la politica niente vi ha insegnato? Un referendum? Ma siete diventati matti? Per fare che? Per ottenere che? Cosa cambierebbe un referendum, ammesso e non concesso che superi il quorum richiesto, nell'attuale legislazione. 

Cercavo un possibile e affidabile riferimento per le mie posizioni di sinistra, mi era sembrato di averlo individuato in forze come Possibile o politici come Fratoianni o Civati, una specie di piccola (troppo piccola?) oasi nel deserto della sinistra in Italia. 

Invece capisco che siete piccoli perché non potreste essere altro. Perché piccole sono le vostre soluzioni e inefficaci a colpo d'occhio. Non sono un fan dei M5S e anche la loro, sia pur meritoria, battaglia per la legalizzazione della cannabis terapeutica mi sembra di una cautela e di un'ipocrisia inaccettabili. Non ci sono due cannabis, una terapeutica e una ricreativa. È tutta una cosa. E non solo è indicata in molti stati patologici ma, come strumento ricreativo, non ha mai provocato alcun morto. 50 mila morti all'anno l'alcol e il doppio il tabacco. In America in 36 stati la cannabis è legale per uso terapeutico. In 18 stati è legalizzato l'uso ricreativo della cannabis.

 

Con la vostra proposta di referendum vi collochereste tra i democratici americani titubanti. Ma perché costa così tanto intestarsi coraggiosamente e senza tentennamenti una battaglia di sinistra che in America, dove la maggior parte degli stati sono repubblicani, anche i centristi si intestano? Purtroppo in Italia non è mai mancata una sinistra esitante e succube di "quel che pensa la gente". Vi volete contare con un referendum? Sarà una debacle. Una volta era la politica a guidare le masse, adesso stralunati politicanti chiedono al popolo cosa bisogna fare. Loro, i politicanti, non sanno neanche cosa pensare, di niente. Patetico.
Ve lo scordate un mio voto se fate un referendum sulla cannabis. I tempi sono maturi per trovare alleanze e fare vere e proprie proposte di legge o altro di significativo. Non è più tempo di perdite di tempo inutili.
 




Se se ne hanno le capacità il "referendum" bisogna farlo tra i parlamentari, per trovare degli alleati per l'approvazione in Parlamento di una legge che legalizzi la canapa.
Non dovrebbe essere impossibile convincere i destrorsi nostrani, che aspettano sempre che l'America dia il La, che la legalizzazione della canapa non conviene solo ai cittadini per le sue proprietà terapeutiche e ricreative e per la sua innocuità - mai nessuno è morto di cannabis contro i 40.000 e 80.000 per alcol e tabacco -, ma conviene, anche di più, alle corporation. Da anni le multinazionali del tabacco e soggetti nuovi si sono attrezzati per la produzione e distribuzione legalizzata della cannabis. La coltivazione della cannabis per i vari usi ha rivivificato, quando non resuscitato, l'economia di quegli stati americani che hanno legalizzato. L'argomento profitto non dovrebbe lasciare insensibili le orecchie dei servi del padrone e i padroni credo abbiano già rizzato le orecchie, tanto che anche uno di Forza Italia come Elio Vito battaglia per la legalizzazione della cannabis. 

 
 

 

Se, poi, l'intento è quello di usare il referendum come una sorta di costoso sondaggio, allora, meglio dirlo che la politica, anche quella di sinistra, vuole abdicare al ruolo di guida ideale dei cittadini. In trent'anni il populismo di Berlusconi ha contagiato anche quella che si definisce sinistra. In mancanza di una qualsiasi idea di società, come ben si addice a un amorale come berlusconi, nessuno come lui ha usato il mezzo del sondaggio per farsi suggerire dalla pancia del popolo ciò che era "giusto" fare e adeguarsi o far finta.
Adesso, se anche la sinistra, che un'idea di società, un'idea di giustizia, un'idea di laicità dovrebbe avere, si mette pure lei a chiedere al popolo cosa fare siamo fritti, allora. E, fritti per fritti, fate un sondaggio. Vi costerebbe meno che a noi un referendum inutile.



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