Quando il cretino va dal giudice

 

In America i giornalisti possono dire che il presidente è un idiota, un disgustoso essere umano, un bugiardo senza che questo abbia delle conseguenze sul piano giudiziario. 

Da noi abbiamo, addirittura, il reato di vilipendio al capo dello stato. Del Capo dello stato si parla bene o non si parla affatto. Un giornalista o un cittadino non potrebbe mai esprimere il disgusto profondo per il gesto di arroganza di Napolitano che, d'imperio, fece distruggere tutte le intercettazioni che lo riguardavano e che i magistrati avevano raccolto per i processi sulla trattativa Stato-Mafia. In Italia non si può parlare liberamente del capo dello stato, neanche quando, come Mattarella, compie un atto anti-costituzionale rifiutandosi di nominare un ministro,

non perché indegno, ma solo perché la pensa in maniera politicamente diversa da Lui, solo perché, come la ministra inglese May, coltivava idee di Italexit. La regina non si sarebbe mai sognata di impedire la legittima nomina del primo ministro May. C'erano interi i presupposti per un impeachment, che infatti fu minacciato dal M5S ma che non ebbe seguito perché non conveniva a nessuno quest'iniziativa dal risultato più che dubbio, dato l'appoggio del parlamento a Mattarella.
Passi per il Presidente della Repubblica, ma è ancora più grave che in Italia non si possa dire cretino nemmeno a un cretino senza essere minacciato di querela. 

C'è tutto un armamentario conformista, dal politicamente corretto al "si devono rispettare le idee altrui", dal "le critiche devono essere costruttive" al "si può dissentire ma senza offendere" che si tira in ballo da chi si appella a un confronto "civile". Tutte cazzate perbenistiche di ignavi e ipocriti sociali. 


 

Ma perché si dovrebbero rispettare le idee degli altri se sono dei peti o la negazione di principi morali o se predicano cose odiose o razziste. Ma perché dovrei rispettare l'idea di populisti come Giorgia o dei Matteo, come potrei rispettare delle idee che sembrano uscire dal buco del culo piuttosto che dal cervello? L'unica forma di rispetto che conosco, nella nostra democrazia, è non impedire a nessuno di pensarla come vuole e non andargli a rompere il cranio a casa sua, non altro. Non è poco. È la democrazia. Molto meglio di una dittatura fascista dove, invece, qualcuno può venire a romperti il cranio per le tue idee. Democrazia, però, non è ipocrisia, sia pure di sopravvivenza come quella dei piccoli centri come Cvetrano, dove, conoscendoci tutti, ognuno è principalmente preoccupato dell'ostracismo sociale che viene dal mettersi contro.
Chi l'ha detto che le critiche debbano essere sempre e per forza costruttive? Nella creazione di una nuova realtà sociale c'è la fase distinta e preliminare di distruzione della vecchia e malata realtà sulle cui rovine si potrà costruire la nuova. C'è il momento per picconare e quello per ricostruire. Si chiama dissenso. E viene prima dell'assenso e del consenso. E nessuno può stabilire quale sia il grado di dissenso accettabile, soprattutto se si tratta di dissenso totale. 

 

 Le mie critiche al fascismo della Giorgia nazionale o del preculturale matteo o all'opportunismo politico e personale di renzi non potranno mai essere costruttive. Potrebbero esserlo solo se nelle loro posizioni intravedessi materiale per costruire qualcosa di decente. Io non dialogo né costruisco niente con le persone che predicano cose che a me fanno schifo. Il dialogo si può avere con chi predica la libertà di parola, di pensiero e della stampa, con chi condivide con te pensieri e principi.
Non con chi ha nostalgie di uno stato dittatoriale senza libertà, nemmeno quella del "dialogo"!
È solo legittima difesa.


 

"Si può dissentire senza offendere!" Certo! Ma anche no!
L'offesa è più spesso nella testa del destinatario che nell'insulto in sé.
Mi ricordo come, da bambino, andassi fuori di matto quando i miei fratelli, più grandi di me, mi "chiamavano" pinerolo in tono canzonatorio. Per poi scoprire che, sì, loro lo facevano per farmi arrabbiare ma Pinerolo non era un insulto ma il nome di un paese nel Piemonte, mi pare.
Certo cretino è meno equivocabile. Ma dire cretino a uno non è una certificazione. Nemmeno una diagnosi. Non è una "fattura" né una iettatura e non è contagioso. Il destinatario del cretino può stare sereno perché non influirà sulla sua persona. Sia che sia un cretino sia che non lo sia rimarrà tale e quale.
Cretino è solo un modo di esprimere il proprio dissenso. Definisce una persona solo relativamente al contesto in cui si usa. Nel mondo personale di un cameriere che fa più affidamento sulle mance che sulla paga cretini sono quelli che non ne lasciano. Per un salumaio è cretino il cliente difficile e rompiballe. Cretino è una sintesi di giudizio relativamente al contesto. Per uno attento alla politica e appassionato un siciliano che vota lega è un cretino, con tutti i limiti che le generalizzazioni possono avere e i pregi di una comunicazione breve ed efficace. I renziani sono dei cretini con il fiocco. Questi non sono insulti per i quali offendersi. Sono delle valutazioni di carattere politico, non personale.


 

Invece se dico a un leghista sei un cretino, nei termini fin qui spiegati, apriti cielo. "Mi hai offeso! Domani formalizzerò una denuncia".
Non tutti, devo ammettere, ma alcuni hanno un ego così grande che passerebbero la vita a scrutare se ci sono gli "estremi" per una denuncia, anche quando non ci sono.
Può l'ego ferito di queste persone che pensano che il loro onore, la loro dignità possa dipendere dalla sentenza di un giudice, il quale, invece, tutto può fare tranne che togliere la dignità a qualcuno né restituirgliela se non ce l'ha,  interferire con il fluido scorrere della giustizia per le cose che veramente contano? L'ego ferito dei cretini e il sangue freddo dei politici e potenti ingolfano il sistema della giustizia italiana?


 

Un giudice può decidere sulla liceità dell'insulto non sulla sua veridicità. Il giudice non stabilisce se l'offeso è cretino o intelligente. Quindi anche una vittoria in tribunale non cambia di una virgola ciò che sei e sempre sarai. In Italia, a causa di una legislazione che da tanti anni tutti dicono di voler correggere ma non se ne fa mai niente, è consentita ai politici, in generale, e ai potenti in particolare, quella che viene chiamata la querela temeraria, con la quale si possono chiedere risarcimenti milionari, che vengono incassati in caso di vittoria e senza perdita alcuna in caso di sconfitta. L'ideale per zittire un povero giornalista dal gramo reddito o tutti quelli che si azzardano a criticarti - Io intanto gli faccio causa poi vediamo quanto mi spetta, altrimenti va lo stesso bene. 

Uno può impunemente minacciare querele e farle senza averne alcun danno (qualche centinaio di euro) se la querela risultasse infondata. Una vergogna tutta italiana.
Non mi meraviglierei se la causa della lentezza della giustizia fosse in parte dovuta all'ingolfamento dei tribunali con queste inutili cause per lesa maestà del proprio ego. 


Commenti

Post popolari in questo blog

Cinque (anni di) Stelle.

Signor sindaco Enzo Alfano, eppure quando vuole riesce anche lei a mostrare tratti da gentiluomo

Scandalosa PrimaPaginaCastelvetrano!