I giorni in cui ci calammo le braghe davanti alla chiesa

11 febbraio 1929
26 marzo 1947
18 Febbraio 1984


Tutto cominciò con i Patti Lateranensi, firmati in S. Giovanni in Laterano, dal Duce Mussolini e dal cardinale Gasparri. Si pose fine ad un lungo contenzioso tra Stato e Chiesa concedendole privilegi assurdi, ingenti somme di denaro sotto forma di risarcimenti, riconoscendo il Cattolicesimo l’unica religione dello stato, il che fece del nostro uno Stato “semi-religioso”, certo non laico, e accordando esenzioni dalle tasse e dai dazi.






“Le idee religiose hanno ancora molto impero, più di quanto si creda da taluni filosofi. Esse possono rendere grandi servizi all’umanità. Essendo d’accordo col Papa si domina oggi la coscienza di cento milioni di uomini”. Così, citando le istruzioni di Napoleone al re di Roma, Mussolini illustrò le sue motivazioni.

Continuò, e fu molto più grave, con la nuova Repubblica Italiana che, non solo riconobbe i Patti “fascisti”, ma  diede alla chiesa di Roma l’assurdo onore di figurare nella nostra Costituzione.
La carta di uno stato sovrano e libero, in cui si fa riferimento a uno Stato straniero facendo finta di farlo per stabilire che sono ambedue indipendenti e sovrani!                                           
Avremmo forse dovuto fare un articolo della costituzione per tutti, tutti, gli stati stranieri?
La furbata della chiesa, che impose questa soluzione attraverso i suoi soldati laici della DC, e davanti a cui Togliatti fece calare le braghe al suo partito, era ovviamente di rendere difficile ogni revisione del concordato, richiedendosi una modifica costituzionale.





Infine toccò anche a Craxi di inchinarsi di fronte alla Chiesa nella persona del Cardinale Casaroli. È vero, rese facoltativa l’ora di religione nelle scuole, ma introdusse l’otto per mille alla Chiesa e poco altro cambiò.


Ecco, se c'è un articolo della Costituzione meritevole di essere abolito è il 7.
Così cancelleremmo i giorni della vergogna!

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