Non sappiamo cos’è un articolo giornalistico ma abbiamo gli “elzeviristi”


In un posto dove è raro leggere degli "articoli" scritti da "giornalisti", dove, in genere, sui giornali online scrivono comunicati, spacciati per articoli, carabinieri, partiti, liste civiche, abbiamo, però, il privilegio di leggere degli "elzeviri". Noi Castelvetranesi siamo così: non sappiamo cos’è un articolo giornalistico ma sforniamo “elzeviri” come se non dovessimo mai cominciare una dieta.

Queste sono alcune perle tratte dall'elzeviro ispirato dalla recente drammatica vicenda di Tik Tok, luoghi comuni che "Una mamma preoccupata ci scrive ..." avrebbe sicuramente evitato.

I luoghi comuni hanno sempre un colore grigio-noioso-deprimente a prescindere da chi ce li propina, un operaio o un insegnante, un impiegato o un uomo di “cultura”.

Il tema di internet, del web, dei social, dei nuovi modi di comunicare e di rapportarsi tra le persone, dove comincia il mondo reale e dove finisce quello virtuale, la loro grande potenzialità, le loro inevitabili insidie, i pericoli del wild web, ormai da trent'anni costituisce un argomento d'obbligo e mai troppo attuale. Se ne parla dappertutto e tutti ne parlano dal barbiere, dal pescivendolo, dalla parrucchiera, nella sala d'attesa del dentista e al bar e ... sui social.

Ci sono anche quelli che si prendono la briga di studiare questi complessi fenomeni sociali e culturali mossi e animati da milioni, miliardi di persone. Studi difficili che presuppongono un lavoro enorme alla ricerca dei dati prima che per la loro interpretazione.

Invece, "elzeviri" leggeri come venticelli ci dobbiamo sorbire, con improbabili storie bibliche di migrazioni di popoli da Instagram a TikTok.

 

 

«Prima i giovani sono migrati su Instagram,

(NdR: Un incipit biblico - In principio era ... - Da dove venivano i giovani?)

che elude i discorsi e predilige l’immagine nuda e cruda, magari troppo,

(NdR: Cos'è un immagine nuda e cruda? E troppo "nuda e cruda"? E le immagini che valgono più di mille discorsi?)

tanto che gli adolescenti e i preadolescenti non si sono trovati a loro agio su un social così stiloso e perfettino,

(NdR: «E che cazzo, - hanno pensato "gli adolescenti e i preadolescenti" - quanta stilosità e perfettitudine!» e sono andati, lasciandosi indietro i "giovani" ai quali così stiloso andava bene, su Tik Tok, sì)

perché Instagram ha una componente narcisistico-esibizionista che espone ad un giudizio sul proprio essere e non sul proprio essere in grado di fare alcunché .

(NdR: Cioè? E quali componenti "avrebbero" gli altri social? Magari Twitter "ha" una componente "castratrice" che espone a un giudizio sul proprio avercelo "lungo" o "corto". E Facebook che componente ha? "Psicotica"? E ci rimane la curiosità di sapere qual è il social con quella tale componente da "esporre a un giudizio sul proprio essere in grado di fare alcunché"!)

Così è nato TikTok ...»


Così è nato! Sapevatelo?


«Li mandereste per strada ad attraversare semafori senza comprendere il linguaggio del verde, arancione e rosso? No, certo. Quindi nemmeno sui social.»

(NdR: Scuole di social, subito! Instagram = Rosso, TikTok = Arancione, Twitter = Viola)


«Ed invece no. In rete c’è di tutto, come quando appunto si pesca senza paletti, e senza regole. C’è di tutto, e c’è chiunque.»

(NdR: Benedetta "Mamma preoccupata ci scrive ...", altroché se hai ragione! Anche gli elzeviri si trovano in rete)

«Chi scrisse Superman, scrisse Superboy, perché il mondo di Superman era alieno ad un ragazzo. Pedagogicamente e filosoficamente.»

(NdR: Si potrebbe pensare a un Facebook con wallpaper rosa per ragazze, uno azzurro per ragazzi e uno color cacca per gli oldies pedagogicamente e filosoficamente alieni ai ragazzi e un facebook con tema grigio-cemento da casa di riposo, Facebook RSA per i Supervecchi ormai buoni solo per il covid)


«Sarebbe opportuno che il mondo dei social venisse precluso ai ragazzini? La risposta che rischia di essere retrograda è sì!»

(NdR: Vietare i social ai ragazzini retrogrado? Ma quando mai? 

Vietare è la forma pedagogica più antica e moderna allo stesso tempo. Le più aggiornate ricerche russe ce lo confermano con l'autorevole benedizione di Putin e la saggia fermezza di Xi Jinping.

Ma a chi vietarlo? Ai preadolescenti o agli adolescenti? E i giovani? Ma anche quelli fatti apposta per loro bisogna vietare? Tik Tok, per esempio? Quindi TikTok rimarrà senza i bambini ma con Salvini, che sembra divertirsi così tanto a fare ciò che gli riesce meglio?

Riepilogando: niente sapienti supervisioni dei genitori e degli educatori. Niente "informazione = prevenzione" con appositi tour guidati dei giovanissimi nel web. Niente accompagnamento culturale alle soglie della vita e del web!

Solo e semplicemente divieto. Quanti anni di studio sono serviti per arrivare a questo?

Sì, vietiamo, vietiamo, vietiamo. Questa è la soluzione! Ma quella definitiva ve la suggerisco io: evitiamo che anche solo si affaccino alle atrocità della vita, eliminiamoli alla nascita i nostri figli.)


«I bambini sono bambini. Non adulti. Ricordiamocelo, soprattutto domani.»

(NdR: "Soprattutto domani"?)


Qual è la stantia componente filosofica e pedagogica che gli fa dire queste inutili ovvietà da "mamma preoccupata ci scrive...!"?





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