C’era una volta il PCI di Berlinguer, una persona integra moralmente e politicamente. Una persona seria, mica come Renzi, un uomo di sinistra, mica come Calenda o Moretti o Minniti (un salvini ante litteram), il capo di un partito che sapeva bene per chi combatteva.




PCI + DC = PD



Avevo 25 anni e fu l'unica volta nella mia vita che seguii un partito con il cuore.
C’era una volta il PCI di Berlinguer, una persona integra moralmente e politicamente. Una persona seria, mica come Renzi, un uomo di sinistra, mica come Calenda o Moretti o Minniti (un salvini ante litteram), il capo di un partito che sapeva bene per chi combatteva. Lui e il suo partito si battevano per i diritti dei deboli contro i forti, degli operai contro i padroni. Berlinguer aveva occhi per vedere e cervello per distinguere le classi dominanti da quelle
soggiogate. Quelle classi che, dalla rivoluzione industriale, ebbero a lottare e morire per due secoli per strappare ai padroni (gli industriali) diritti minimi da esseri umani. Berlinguer che sapeva bene chi erano gli operai e chi i padroni e chi si doveva combattere per una società più giusta, più equa, nel 1980 andava con gli operai a manifestare ai cancelli della FIAT. Lui non andava alla FIAT per cooptare dirigenti alla dirigenza del suo partito: era uno sano di mente. Nessun uomo di buon senso si "nutrìca lu scursuni 'nta la manica". Non voleva certo finire come i troiani che fecero entrare nelle loro mura, con tutti gli onori, quelli che poi li distrussero.

Quello che, invece, fecero, sciaguratamente, i dirigenti del DS, che avevano già cambiato il loro nome un numero sufficiente di volte per fare dimenticare ciò che di buono aveva fatto prima.
Fu così che arrivò il "ruotista della fortuna" Fonzie che dichiarò subito, da democristiano puro e duro, le sue intenzioni: "rottamare" i vecchi del partito. Per un po' fu aiutato dalla "ruota della fortuna", che gli consentì di assumere posizioni di comando senza che nessuno, niuno, nisciuno, nobody, lo avesse scelto (eletto). Di tutte le battaglie politiche che fece non ne vinse nemmeno una e fece in definitiva la fine che sappiamo. Solo una battaglia gli riuscì di portare a compimento, una vittoria coi fiocchi. Non la vinse. La stravinse! La promessa che aveva fatto quando era ancora nessuno la mantenne, eccome!
Distrusse "ground zero" il più grande partito comunista del mondo democratico
per sostituirlo con il nulla.
Con lui, un bugiardo, che tutte le promesse che faceva, eccetto quella di cui sopra, non manteneva, un arrogante senz'arte né parte, cominciò la resa ai Greci, l'accoglienza a braccia aperte del "cavallo di troia". Da allora ai cancelli della FIAT non si ando più a manifestare, a protestare. No, Renzi, il pagliaccio, ci andava a reclutare i dirigenti per la guida del proprio partito, ci andava per arruolare soldati greci e farli venire dentro le mura di Troia.
E vennero così i vari Marcucci Andrea (lucchese di Barga, figlio dell'industriale farmaceutico Guelfo), Nesi Andrea (già industriale tessile), Pacciani Cosimo (dirigente della Royal Bank of Scotland)
Serra Davide (bocconiano, carriera in Morgan Stanley)
Valentini Bruno ( funzionario del Monte dei Paschi)
Ventura Sofia (politologa assurta alle cronache come intellettuale della destra finiana) e, dulcis in fundo, l'attore Carlo Calenda, figlio della nobiltà cinematografica romana (suo nonno Luigi Comencini lo fece recitare nel suo film "Cuore", sua madre anche lei regista cinematografica) e di ascendenza siciliana e nobile, Giulia Grifeo di Partanna. Calenda, uno che aveva fatto la sua carriera in Ferrari (FIAT), in Confindustria e Sky ( per favore, Enrico Berlinguer, stai fermo, non rivoltarti che non ti fa bene). Uno che, nel PD di Ronzino cacabanche, passa, adesso, per essere uno dai modi garbati, dalle idee chiare (Idee di destra? Che importa ai giovani peduini che non sanno neanche da dove viene quello che una volta era un glorioso partito?), uno che mai una volta ha pronunciato la parola sinistra,


 che al più si considera progressista, uno il cui progetto politico è di "Un’alleanza repubblicana che vada oltre gli attuali partiti e aggreghi i mondi della rappresentanza economica, sociale, della cultura, del terzo settore, delle professioni, dell’impegno civile." Capito? No? Neanch'io! Certo, però, un'alleanza "repubblicana" (???) è già meglio di un'alleanza "monarchica". Senza contare l'effetto taumaturgico di quell'"oltre" che suggerisce superamento, rinnovamento e progresso, così come denuncia il suo essere di destra (solo i fascisti sostengono che non esistono più destra e sinistra - "gli attuali partiti").
Non posso che rinnovare la supplica che gli ho già rivolto, anche personalmente a lui.
Faccio appello alla sua sensibilità, se gli è rimasto un po' di "Cuore", e al rispetto dovuto a milioni di lavoratori a mille euro al mese che votavano PCI contro i padroni della Confindustria, di sgombrare il campo della sinistra e tornarsene dove è più appropriato per lui: il campo dei padroni, magari "illuminati", ma sempre padroni, sennò rischia di essere per sempre "incompreso".

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