Ma tu che cosa hai fatto nella tua vita di concreto o di originale?

 


Le mie critiche non riguardano mai le persone in quanto mariti/mogli, padri/madri, Nonni/e, professionisti, amici/che. Non sono interessato ai loro comportamenti privati, alle loro preferenze culinarie, alla loro affettuosità di padri o altro. Anche Totò Riina era, sembra, un padre affettuoso e un marito amorevole e Bernardo Provenzano teneva devotamente una bibbia sul comodino. Queste sarebbero "critiche personali". 

Io critico la loro figura pubblica se fanno politica o se si espongono con iniziative sociali pubbliche, le loro parole e le loro scelte pubbliche. Una critica di cui mi arrogo il diritto in quanto osservatore della società, in quanto elettore, in quanto opinionista, in quanto cittadino che fa il suo dovere. E nessuno può venirmi a dire "Ma tu che cosa hai fatto nella tua vita di concreto o di originale?" come qualche cretino ha già fatto, come se a un cittadino che eserciti il suo diritto di critica ai propri governanti, fosse richiesto come prerequisito di aver fatto qualcosa di concreto o, peggio, originale. Come se a uno spettatore di una partita di calcio fosse richiesto per criticare di aver giocato a calcio, magari in serie A, come se a un lettore di romanzi o saggi fosse richiesto di di avere prima scritto libri o vinto un premio strega per esprimere un giudizio! Come se a un amante dell'arte non fosse concesso di amare o criticare un dipinto o una scultura perché non ha mai sfornato un dipinto, per giunta "originale! Spesso, ironia, quelli che ti fanno quest'appunto imbecille sono persone che come te, cittadini normali, non hanno mai fatto nulla di concreto o originale. 

Ma, poi, non è fare qualcosa di concreto lavorare, fare l'insegnante, il segretario comunale, l'operatore sanitario o ecologico, non è fare qualcosa di concreto pagare le tasse e rispettare la legge (in Italia è persino originale farlo!). 

Che cosa mi impedirebbe di criticare chi si espone per scelta alle critiche e agli onori con le sue cariche pubbliche e politiche? Cosa mi impedirebbe di esercitare un diritto che solo nei paesi dittatoriali è precluso ai cittadini, a me che nella mia vita ho studiato tanto, ho servito come cameriere, come factotum in alberghi, come uomo di fatica per agenzie di collocamento, come insegnante, come contadino, che ho zappato, per anni mi sono rotto la schiena alla guida di un trattore, spietrato a mano terreni rocciosi, aggiustato e assemblato computer, costruito una famiglia meravigliosa? 

Cosa potrebbe impedirmelo? Uno stronzo barboso o una ragazzina presuntuosa che neanche loro hanno mai fatto niente di "originale e concreto" persi nel buio anonimo dei loro uffici pieni di scartoffie e regole?
Un ipocrita servo della politica che il massimo del ragionamento che riesce a mettere insieme, per controbattere a una serie chiara e pulita di ragionamenti critici miei, sono un insulto,"solone da tastiera", due aggettivi, "ingeneroso e distruttivo", non spiegati e dimostrati, e, piuttosto che un altrettanto chiaro ragionamento o un'argomentazione razionale, solo un atto di fede: "Mi rifiuto di credere che...", fede nelle figure pubbliche che io critico, senza spiegare su cosa basa la sua fede? È amico di qualcuno di loro? Sì! Ne conosce fatti e misfatti e quindi può esprimere un giudizio ragionato? No! Però "Mi rifiuto di credere...!" E, colmo dei colmi, nello stesso momento in cui polemizza con me e mi insulta - solone da tastiera, ingeneroso e distruttivo - afferma, per tirarsi indietro, di non amare le polemiche. Polemiche che invece sono il sale della democrazia e la prova della sua esistenza. Il fatto è che quando si tocca la politica, in Italia, quelli che ne scrivono e dovrebbero esserne i cani da guardia e controllori, per tornaconto personale e professionale, diventano di una cautela che sfocia nel servilismo. 

Se poi si parla di politica locale in piccoli posti dove tutti ci si conosce la questione assume aspetti grotteschi, per cui chi scrive liberamente viene licenziato e costretto ad emigrare a Marsala da "lungimiranti giovani conformisti e conservatori", vengono additati dai loro stessi "colleghi" come nemici della propria comunità sol perché accennano al passato genealogico del loro padrone e benefattore, come è successo a un nostro valido e unico giornalista. 

Se scrivi male di un politico che gode di immeritata e infondata fama sei indicato come quello che mostra acredine personale. Se fai notare a un politico, che si vanta dell'originalità dell'albero di natale che lui "ha concepito" insieme con un amico, che tanto originale l'opera non è, ecco che interviene il padre che "Nesci fora s'ha curaggiu, pezzu di cretinu patentatu"! Ed è comprensibile se questo comportamento poco democratico e da uomini delle caverne lo assumono gli australopitechi della società moderna, assai meno se a farlo sono persone che passano per intellettuali, vittime anche loro di riflessi servili condizionati. 

Tutti ci conosciamo a Castelvetrano e diventa pressoché impossibile criticare una figura pubblica, un politico senza suscitare pruriti irrazionali di difesa automatica e acritica.
Io critico da molti anni, argomentando con una passione e una convinzione che non possono essere scambiate con acredine personale "Orgoglio castelvetranese". Personale dde che? Cosa c'è di personale nell'accusare gli orgogliosi castelvetranesi di non averne mai combinata una giusta? Cosa c'è di personale se dico che le raccolte di firme fatte e reiterate dai gorgogliosi sono inutili e strumentali, proprio in quanto inutili. Cosa c'è di personale se dico che inviare le firma raccolte al presidente della Repubblica è una scelta insensata? Cosa c'è di personale se dico che le leggi approvate lecitamente da un'assemblea eletta dai cittadini non si cambiano a colpi di firme, ma in parlamento con i numeri della democrazia? Niente! Non c'è niente di personale! Niente di personale c'è nell'affermare che Orgoglio Castelvetranese ha un primato mondiale, quello di essere riuscito a organizzare una manifestazione contro lo stato-che-combatte-la-mafia che neanche la mafia sarebbe mai riuscita ad allestire. 

Certo gli organizzatori si sono sentiti punti sul vivo, in quanto responsabili del corteo, ma io non ho toccato le loro vite personali ma solo la loro scelta pubblica di cui devono prendersi la responsabilità! Come posso dimenticare il modo in cui mi hanno travolto con insulti di tutti i tipi (proprio perché mi rendo conto di quanto sia delicato trattare certi argomenti e con certe persone ho l'abitudine di registrare, annotare, fotografare e conservare tutto!)?

«Contro la mafia non si costruiscono cortei per reclamare l’orgoglio patriottico di una città. Un corteo riveduto e corretto» ha detto Fava ("riveduto e corretto proprio perché era nato come corteo di protesta contro il commissario Caccamo e le sue parole non benevole nei confronti di Cvetrano, ma fu corretto in corsa e spacciato come corteo contro la mafia, senza che nessuno avesse il coraggio di dire una parola decisa e chiara contro la mafia, tipo "La mafia è una montagna di merda", ritenuto volgare dagli organizzatori, o persino uno slogan #sonocastelvetranesesonocontrolamafia meno insipido e insignificante del loro #sonocastelvetranesenonsonomafioso) «che non è nato» continua Fava «proprio sull’onda della benevolenza nei confronti del lavoro commissari, ai quali invece bisognerebbe far sentire la propria presenza. Una presenza che dovrebbe essere fondata sull’accoglimento dei segnali che vengono dati dagli stessi commissari."

Il commissario, che si rifiutò, per ovvie ragioni (avrebbe dovuto partecipare a un corteo organizzato contro di lui!), fu, però, invitato a partecipare e anche il presidente della commissione antimafia Fava, che pure si era espresso duramente contro il corteo, fu invitato dopo che il comitato fu costretto ad aggiustare il tiro dopo l'iniziale sdegno per le parole che Caccamo aveva pronunciato contro la città, il vero e unico motivo dell'organizzazione del corteo. Naturalmente anche Fava si rifiutò.
Con me, invece, sfogarono tutta la loro rabbia repressa il loro furore stomacale e stomachevole che di seguito cito alla lettera compreso italiano scorretto, virgole e punteggiatura mancanti comprese:

«il qualunquismo alla ribalta. Le sue affermazioni rappresentano il solito modo di sparare nel mucchio e denigrare chi tenta di fare qualcosa contro l’atteggiamento passivo ed omertoso di buona parte della popolazione castelvetranese. Io non ho le sue capacità divinatorie, quindi, non conoscendola, non sono in grado dire che lei è un povero deficiente come dimostra da ciò che scrive.»

«...uno scribacchino da quattro soldi come lei mostra di essere»

«le sue accuse sono molto infamanti e diffamatorie e da tali verranno affrontate da chi di competenza.»

«non è degno di considerazione una persona come lei piccola è il nulla»

«Sono un manager ed ho tanto da lavorare. Ma domani, prima di partire, questo tempo lo voglio perdere per capire se sia possibile tappare la bocca a “sepolcri imbiancati” come lei che sono convinto che avrà fatto molto poco nella vita per questa città, preoccupandosi soltanto di alimentare il suo pregiudizio ed il suo qualunquismo, puntando il dito anche contro chi non ha la fortuna di conoscere.»

«non ha senso rispondere ai piccoli provocatori della domenica sfogano le loro frustrazioni e la loro piccolezza così criticando e polemizzando in maniera sterile non diamo modo di lasciamoli sfogare. Tanto i commenti inutili lasciano il tempo che trovano»

«lei è uno squilibrato che non ha altro da fare che manifestare il suo livore contro la sua misera vita. Mi ha rovinato il 1° Maggio perché era festa.»

«mi scusi ma come si permette????? È pregato di smetterla e trovarsi un qualcosa da fare possibilmente di costruttivo»

«la smetta di scrivere minchiate che possono costarle caro»

Questi sono i notabili di Castelvetrano quando una loro iniziativa viene duramente criticata.
È difficile fare ciò che faccio io. Richiede pazienza, perseveranza, combattere la paura, essere attaccato da chiunque, anche il primo cretino che passa, essere minacciato continuamente di essere portato in tribunale come fece l'avvocato dangelo, o Colaci stesso, o, persino, Papania, il dominus di Vìa. 

Ci si attira antipatie, strali feroci, accuse di non aver fatto niente per la mia città, trascurando che è proprio ciò che faccio il mio dono alla città, andare alla ricerca delle magagne nascoste o visibili, in un posto dove tutti si rifiutano di dire che il re è nudo quando il re è nudo. 

Non è facile, perché contro i critici del potere si mobilitano il potere e i potenti e il loro contrattacco può manifestarsi in mille modi e percorrere strade le più diverse. E possono essere molto pericolosi.

Quando si sceglie di stare contro si corrono dei rischi! Non tutti i tuoi amici, pochissimi, si sentono di rischiare per una scelta che non è la loro e si capisce.

 

Pochi segni di solidarietà si vedono da tutti i miei amici non virtuali, quelli di una vita insieme e di lunga data, conoscenti da una vita, ex colleghi ecc. Pochi!  Eppure alla foto di un gattino o a un post spiritoso non impegnativo a decine si precipitano a mettere un like. Costa meno in termini sociali! 

Non voglio fare la vittima né colpevolizzare tutti i miei amici, alcuni dei quali - diversi- sono esclusi da questa recriminazione. 

Ma siccome è proprio la difficoltà di scrivere contro, la difficoltà di gridare "Il re è nudo" quando tutti fanno finta che non lo sia, mi sembra giusto sottolineare come l'isolamento prenda anche questa forma del silenzio degli amici, che per amor di quiete preferiscono non associarsi alle battaglie folli di uno che ha perso la testa, di uno che non tiene conto della necessità di un certo grado di ipocrisia per sopravvivere, soprattutto in un piccolo posto. Chi glielo fa fare. E hanno ragione!!

 

 https://tongueofsecrets.blogspot.com/2020/12/le-mie-ingenerose-e-distruttive.html

 

 

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