Quelle vergogne chiamate liste civiche. Prima Parte




 
Se la memoria non mi inganna questa moda deleteria delle liste civiche nasce con l'introduzione dell'elezione diretta del sindaco. Credo che alla base del proliferare delle liste civiche ci fosse l'idea che per governare, soprattutto un Comune, non ci sia bisogno delle Ideologie, i grandi sistemi di pensiero sul governo della società, liberalismo, conservatorismo e reazione, socialismo e comunismo, anarchia, la dottrina sociale della chiesa, nazionalismo, fascismo, nazionalsocialismo, socialdemocrazia, ambientalismo, no-global. L'idea che per il governo della società, di un comune, ciò che veramente conta è l'uomo, la persona, la sua onestà e il buon senso. Basta che chi si candida operi per il bene della comunità. È migliorato, dall'introduzione delle liste civiche, il governo dei comuni? Nessun segno che ciò sia avvenuto. I problemi e le difficoltà delle comunità sono rimasti tali e quali, né le liste civiche hanno migliorato la qualità della vita o l'efficacia nella risoluzione dei problemi. 

 


 

Ogni uomo, ogni persona che si candida al governo della città ha la sua idea di società, che di solito ricade, più o meno, in uno degli schemi ideologici sopra elencati, ha le sue idee su come risolvere i problemi contingenti. 

È così che nasce la Lega di chiara ispirazione localnazionalista, tesa a difendere il particolare, gli interessi di un determinato gruppo o etnia contro gli altri visti come potenziali o nemici di fatto. Di volta in volta il particolare può allargarsi a un territorio un po' più ampio fino a comprendere territori che in qualche modo possano avere o desiderare o fingere di avere un'identità culturale o economica che possa distinguerla dal nemico. La lega è nata dalla volontà di affermare l'indipendenza di un nord ricco e avanzato costretto a subire il parassitismo di un meridione povero e infingardo. Poi "prima la Lombardia" si è via via trasformato in "prima il nord" fino a diventare "prima gli Italiani". Di qui l'odio per i poveri, i meridionali prima, gli immigrati poi, ma solo quelli poveri e neri, di oggi. Nessuna tensione alla uguaglianza degli uomini, che non sono tutti uguali né meritano di esserlo, nessuna idea di filantropiche idee di accoglienza e assimilazione dell'altro. 

 

 

È dalla fine del secolo scorso che i fascisti, per guadagnare un po' di spazio politico, sostengono, unici, che le ideologie di destra e di sinistra sono scomparse, che, anzi, il compito della politica sia di superarle e dimenticarle. Questa patente menzogna si basa in parte su una verità: i grandi sistemi statali che avevano cercato la realizzazione delle loro utopie nazionalsocialiste e comuniste, si sono estinti alla fine del secolo scorso. La loro caduta non ha però coinciso con la disfatta dei valori e dei principi che accompagnavano quelle ideologie. Lo dimostrano la persistenza delle posizioni dei fascisti italiani, della sinistra e, persino dei comunisti. E le posizioni politiche sui vari problemi che affliggono la società odierna, ricalcano i principi e le idee di quei grandi sistemi di pensiero. Quindi, se le ideologie come monolitici insiemi utopici sembrano agonizzare, non sono, però, morte le idee ad essi associati, i principi che guidano l'azione di governo della società.

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

I fascisti alla salvini hanno tutto da guadagnare dall'affermazione che sinistra e destra sono concetti superati: il loro scopo è di condannare la sinistra alla morte, mentre loro si riciclano come altro, tutto tranne che fascisti. Salvini ancor oggi sostiene, mentendo, che la lega non è ideologica, non è fascista contro ogni evidenza.

Non voglio occuparmi qui del fenomeno delle liste civette (civichette?) o, peggio, delle liste messe su al solo scopo di disturbare gli altri competitori, come successe a Castelvetrano con la lista di Pellerito.


 La nascita e il proliferare delle liste civiche sulla base dell'idea che quello che contano sono gli uomini e non le idee è chiaramente fondata su una falsità. Un uomo è le sue idee. Togli le idee a un uomo e rimane un animale. Quindi ciò che conta non è la persona ma le sue idee.

Sono le sue idee che lo porteranno a guardare ai problemi e alla loro risoluzione in una maniera piuttosto che a un'altra. A stabilire le priorità e le azioni da intraprendere. Un salviniano guarderà al problema dell'accoglienza e alloggio dei migranti che raccolgono le olive a Campobello e a Castelvetrano, o i pomodori in Campania in un modo che non sarà lo stesso di uno di sinistra che mette l'accoglienza e il benessere dei più deboli ai primi posti. Un salviniano, costretto a malincuore ad accettare la loro indispensabilità nell'economia locale o nazionale, adotterà delle misure sufficienti a garantire ai padroni delle olive e dei pomodori a utilizzare questa indispensabile manodopera ma niente di più, disinteressandosi del benessere dei migranti. 

Un sindaco leghista, di destra avrà a cuore il benessere dei padroni, che oggi si chiamano imprenditori, ma sarà meno sollecito a garantire che gli stessi padroni trattini bene i loro dipendenti e farà tavoli di incontri con gli albergatori per il turismo, o con gli imprenditori per studiare modi per agevolare quella che viene considerata la ricchezza locale, che però è una ricchezza di pochi accumulata a scapito dei dipendenti, i tanti, sfruttati a un euro all'ora per 70 80 ore la settimana senza domenica assicurata, per 300-400 euro al mese con buste paghe false e un potere ricattatorio immenso.

Non basta un po' di buon senso per governare, ma nemmeno la volontà di fare il bene comune, come ampiamente dimostrato dai cinque stelle locali, incapaci di dare seguito ai loro propositi.

Ci vogliono le idee, possibilmente chiare.


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