Benvenuti in Italia dove lo Stato convive con la mafia

 

 Li pigghiano sempri quannu 'un cuntanu cchiù nenti o su' c'un peri nta la fossa. 

E non è mica finita! Fino alla Cassazione sono innocenti.


Non riescono mai a prenderli, in realtà, senza una soffiata. Se non glieli recapitano dietro la porta del Comando non li trovano. Provenzano e Riina furono catturati perché così avevano deciso i sodali rivali. Addirittura uno si costituì solo dopo morto e già vestito per il cimitero.


Se non è impunità questa! Trent'anni di latitanza per la primula rossa e chissà quanti ancora.

Però sequestrano due vasetti 10x10 di cannabis e li esibiscono sul solito tavolinetto da caserma e non hanno alcun pudore a farsi fotografare con la refurtiva compresi 20 30 euro "sicuramente provento della vendita della sostanza stupefacente"!
Si dirà che anche il traffico di droga è "cosa nostra". Sarebbe così se andassero alla testa dell'acqua, ma sequestrano due vasetti e arrestano un povero disgraziato che sicuramente non la coltiva per venderla ma per uso personale, magari proprio perché non vuole entrare in contatto con la "rugna" che di solito vende "la sostanza stupefacente"
(che linguaggio!) e per i pericoli che comporta , quindi una persona per bene che si faceva i cazzi suoi.

 

 

Benvenuti in Italia dove lo Stato ha imparato alla perfezione a convivere con la mafia. D'altronde la loro consuetudine è così antica che, pare, si riunivano attorno a un tavolo a trattare. Bombe contro 41-bis!

Fu Lunardi, ministro delle infrastrutture e trasporti, a cui scappò di dire quello che che tutti i berlusconiani, e non,
pensavano ma avevano il pudore di non dire: 


«I problemi della mafia e della camorra ci sono sempre stati e sempre ci saranno, purtroppo ci sono, bisogna convivere con questa realtà e i problemi di criminalità ognuno li risolva come vuole.»

 

 

Lungi da me l'intenzione di denigrare l'operato dei Carabinieri che, come è giusto in una democrazia, svolgono bene il loro lavoro, pieno di sacrifici e dedizione, di esecutori. Le responsabilità sono in primo luogo politiche, legislative, giudiziarie. Sono le leggi dei politici, la politica del governo e i giudici che decidono le priorità nel contrasto alla criminalità.


 Se uno non sapesse che non può essere vero si potrebbe pensare che c'è una sorta di accordo di pacifica convivenza per cui il "mafioso" lo si lascia libero di agire indisturbato per tutta la vita e alla fine «mi arresti e fai la tua "bella " figura e così non ci facciamo troppo male».

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