Si sana qualsiasi abuso, tranne quello di Triscina.

     

    Si sana qualsiasi abuso, tranne quello di Triscina, che è un caso unico di abuso di privati, per lo più famiglie modeste e meno che, con sacrifici, e spesso con le proprie mani, si sono costruiti una casetta, sbagliando a pensare che tutto sarebbe stato condonato come tutto era sempre stato e continua a essere condonato. Non avevano calcolato che le leggi più severe e le punizioni più esemplari sono quelle degli stati permissivi oltre il limite della corruzione. 
    Le punizioni una volta, quell'unica volta, che si decide di applicarle sono non solo severissime al di là del ragionevole ma anche esemplari oltre che inutili: se ne punisce uno ma con una severità che basterebbe per un milione. Non si trattò di grossa speculazione edilizia, anche se speculazioni di vario tipo ci furono perché la mafia non si distrae mai. Non enormi alberghi e villaggi costruiti in spregio alle regole urbanistiche e alle leggi come lo sono in genere quelli sanati dalla politica corrotta.
    Ma, ormai, si sa, Triscina è il paradigma dello stato inflessibile che fa rispettare le leggi, costi quel che costi. In questo caso costa non solo il dolore di quelli che si vedono demolire il proprio sogno di piccola borghesia che si può permettere una casa di villeggiatura, per molti l'unica abitazione. 
    Non solo un debito di milioni per le demolizioni che dovremo pagare anche noi che non abbiamo casa a Triscina, mentre i veri responsabili, i politici, tutti, di quegli anni 70 e 80 se la vedono dall'astraco. 
     

     
     
    Non solo uno scempio di giustizia vera, ma un provvedimento che va oltre ogni confine di decenza logica ed economica. Il commissario Caccamo, che si mostrò, a mio parere, più realista del re e rese un pessimo servigio ai castelvetranesi, così si esprimeva sulle demolizioni, un “percorso di legalità ineludibile” secondo lui: “Non ha alcun senso. L'abbattimento a macchia di leopardo non ha alcun senso.” E però era “un compito difficile ma necessario!”
     
     
     
    Ecco, mi piacerebbe vivere in una società dove, se una cosa è inutile, “senza senso”, costosa affettivamente e economicamente, non si fa.
     
    Un elenco degli articoli che ho dedicata alla triste vicenda di Triscina:


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