Lettera aperta alla signora Irene Barresi


Io non ho mai detto che il sindaco è "cattivo", mai. Chi usa questo linguaggio è una persona fuori di testa politicamente e un cafone socialmente. 
Io il sindaco l'ho giudicato un incapace (politicamente) come ha ampiamente dimostrato in mille occasioni, ma sostanzialmente perché ha ridotto il suo partito allo stato attuale, nonostante il grande appoggio popolare di cui godeva, compreso, sciaguratamente, il mio. Uno che ha disperso al vento il patrimonio che lui stesso aveva contribuito a costruire, dalla Chiara Modìca, che lo ha lasciato delusa e tradita, ai vari assessori che se ne sono andati "politicamente" e, sembra, "personalmente" delusi e offesi, dai consiglieri, che sembrano molto più in gamba di molti che sono rimasti, costretti ad andarsene per "mancanza" di democrazia interna, al tentativo maldestro e inaudito di avere in consiglio l'appoggio di "tutta" l'opposizione in cambio di una caramella avvelenata. 
 
Mai definito un "cattivo". Cattive sono le persone nella loro vita privata, cattivi perché capaci di azioni malevoli nei confronti degli amici o dei familiari o in generale delle persone. Giudicare una persona incapace politicamente non è affatto la stessa cosa che giudicarla "cattiva" una cosa che viola qualsiasi regola di comportamento corretto. Tutto un gruppo di persone, guarda caso dell'opposizione, definite cattive anche nell'ultima video-intervista. 
 
Un'intervista in cui non riesce a spiegare nulla del fallimento del tavolo a cui aveva chiamato anche i "cattivi", affermando che fallì perché lui non può allearsi con quelli di Obiettivo città e Bene comune perché sono "cattivi". Ma l'idiota trattativa (politicamente idiota, perché non si era mai registrata nella storia della politica una proposta a "tutta" l'opposizione con la contropartita di essere "citati" dal buon sindaco come "buoni" presso la cittadinanza, che così avrebbe saputo che quelli dell'opposizione si erano comportati bene e appoggiato la politica "buona" dei 5stelle) si chiuse senza nemmeno vere e proprie consultazioni: che cosa gli fece capire la cattiveria di Martire e il suo gruppo e di Ditta e il suo gruppo? Che cosa in particolare, visto che tutta l'opposizione a quel tavolo chiese sostanzialmente la stessa cosa: l'azzeramento della giunta? Non è riuscito a spiegare perché non si è alleato, allora, con la parte buona dell'opposizione che gli avrebbe consentito di risolvere il suo problema ancora irrisolto della mancanza dei numeri. Niente, non ce l'ha spiegato.
Io spiego e argomento motivando anche i miei giudizi politici, come si può vedere.
Non attribuisco nessun malanimo, nessuna crudeltà, nessun odio o altro sentimento o emozione. Solo incapacità politica che prescinde dalle doti personali della persona. Alle persone che fanno politica questo si chiede: capacità politica, capacità, cioè, di relazionarsi con tutti gli attori del palco politico compresi quelli che si pensa (ma non si dice) siano cattivi. Ma come si può accettare un simile modo di giudicare in politica, buoni e cattivi, buoni quelli che stanno dalla tua parte e cattivi gli altri? 
 
Io argomento al limite dell'insopportabile, come si vede anche da questa lunga risposta, che è segno, comunque, di rispetto nei confronti della persona a cui rispondo, rispetto che non scorgo nelle risposte telegrafiche e piene di sufficienza e condiscendenza: ho scritto un post di non so quante migliaia di parole e lei, signora Irene Barresi, commenta con un tranciante "si informi, prima di criticare", "poi vuole sapere quali inesattezze dice?" e se ne vien fuori di fronte alle critiche più varie e disparate con la storia dei semafori, che, ancora, non capisco cosa c'entri. Come se io avessi rimproverato l'amministrazione per avere aggiustato i 7 semafori! Ma dove? O per non avere speso i soldi destinati ai semafori per altro di socialmente utile. Ma dove l'avrei scritto? Ho solo detto che se si possono spendere 70.000 euro per delle luci si possono trovare 850 euro all'anno per l'assicurazione dei lavoratori. E di fronte a questo atteggiamento ("se lei non capisce che i dettagli sono importanti, creda ciò che vuole"!) uno non dovrebbe rispondere piccato "Non faccia la saputella arrogante"? 
 
Poi l'argomentazione in risposta alla mia accusa che prima si tratta e poi, eventualmente, si licenzia mi lascia sempre più perplesso, ma in realtà sicuro della giustezza della mia osservazione.
Lei mi conferma che non c'era un urgente bisogno di ricorrere al licenziamento, nessun pericolo reale e imminente per l'ente: solo la "possibilità" di "eventuali" ricadute "future" sul bilancio del comune. E il licenziamento sarebbe stato fatto per "allertare l'opinione pubblica e i lavoratori" sulla gravità del problema. Quindi per richiamare l'attenzione dei lavoratori su un possibile problema futuro, neanche ben definito, si ricorre al licenziamento? No, è stato un licenziamento ricatto, per poter trattare da una posizione di forza indiscutibile, con il coltello impugnato per il manico, con i poveri lavoratori, già privi, ancor prima di essere licenziati, di vera forza contrattuale, tanto che non si sa nemmeno chi li rappresenta, ed è stato, quindi, un gesto ancora più inaccettabile, da stronzi (politicamente e socialmente).
Che cosa avrebbe impedito (a questa domanda dovreste rispondere senza nascondervi dietro ai semafori) di convocare i lavoratori e questo non meglio identificato Sardo e spiegargli la situazione, che se loro avessero adottato certi comportamenti di rivalsa nei confronti del comune, questo si sarebbe trovato in difficoltà e sarebbe eventualmente stato costretto a ricorrere al licenziamento?
Cosa impediva di trattare prima e, eventualmente, licenziare dopo? Non sarebbe stato un comportamento da buon padre di famiglia, invece che da sfruttatore di lavoratori?
Perché?
Ma voi preferite rispondere con un facile "Si informi prima di criticare!"

 

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